Il boxing day è una tradizione di origine anglosassone, che è caratterizzata da un semplice ma importante assunto: serenità. Nei secoli scorsi – soprattutto nell’800 – si utilizzava il giorno di Santo Stefano come momento da dedicare allo svago, alle attività esterne insieme alla rispettiva famiglia, al donare qualcosa ai più bisognosi, proprio tramite una scatola (box).
L’usanza popolare, si è man mano tramandata nello sport anche dopo la nascita del calcio, ed il boxing day ormai è un must per la Premier League. La serenità non accompagna invece, nel boxing day formato italiano seguendo il modello britannico, la tifoseria della Salernitana, che nel giorno dedicato al primo martire, diventa essa martire, perché la propria squadra perde di nuovo, in uno scontro tra i bassifondi in terra ciociara. A Frosinone, la Salernitana non lotta come si dovrebbe sul fronte salvezza, e perde amaramente 2-0, senza quasi mai tirare in porta. Troppo poco per dare serenità ad un’intera piazza nelle festività natalizie, quanto basta per amplificare la paranoia di una clamorosa doppia retrocessione di fila.
Progetto triennale, svolta tecnica, cambio modulo, gestione degli uomini, alternanza dei giocatori in campo, missione salvezza, tutto sembra andare in frantumi. Quando Steven Spielberg realizza nel 1998 Salvate il soldato Ryan, non solo consegna alla storia della settima arte uno dei migliori war movie, ma enfatizza all’interno di tale genere cinematografico il tema del salvataggio. Salvare una vita umana in un contesto dove la morte diviene purtroppo routine, sembra qualcosa di inutile, quasi di folle, ma nel film dell’autore americano è essenziale, perché è l’elemento caratterizzante della democrazia, di chi deve fare la guerra per necessità e non per ideologismi.
Il tema del salvataggio diviene poi archetipo di film del genere successivi a quello di Spielberg, se si pensa anche a opere più recenti come Dunkirk (2017) di Christopher Nolan ed altre. E la Salernitana chi la salva? Avrebbe un team come per il soldato Ryan?
Al momento il quesito presuppone più un dilemma che una soluzione, perché chi gestisce la macchina del club risulta essere il primo in confusione, in preda all’emotività, ma soprattutto del tutto disinteressato. Questo traspare per chi segue per lavoro e passione il cammino dei granata, non solo da quest’anno. Nel frattempo, la squadra appare senza idee, gioco, a volte pure senza mordente, quasi in preda ad un’ipnosi nell’attesa che qualcuno la svegli, che qualcuno si prenda la responsabilità e l’onere di risolvere una situazione che sta divenendo una maledizione. L’involuzione è preoccupante, certo i periodi negativi ci sono in ogni contesto, ma se il soldato non viene prontamente curato, muore.
Più che aria natalizia, serena, sembra una caccia alle streghe in una narrazione horror, dove c’è la ricerca del capro espiatorio da parte di tutti, pur di trovare qualcuno da mandare via per risollevare le sorti dei campani. Allenatore, DS, amministratori, collaboratori, dirigenza, tutti sul banco degli imputati, con presunti imprenditori-fantasmi che aleggiano nelle tribune e sugli articoli dei quotidiani, creando speranze, false o meno non è dato al momento saperlo.
Quello che si sa è che il 29 dicembre al tramonto di un anno triste per i colori granata si ritorna in campo, la Salernitana sarà di scena in un’altra trasferta, a Catanzaro. Con pochi mezzi, uomini, idee confuse e senza entusiasmo, ma si scende sul terreno di gioco, perché solo esso dà quello che serve per rinascere: i punti in classifica. Poi, a gennaio ci sarà anche molto extra-campo, senza certezze e senza – allo stato attuale – timonieri consapevoli. Salvate il soldato Ryan, salvate la Salernitana.
Miglior attore: Roberto Soriano
Villain: Luigi Sepe
Regia: Account Instagram di Danilo Iervolino
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