Si conclude a Londra, dopo 15 anni, il tour mondiale della mostra sull’opera del regista
Si sono aperte le porte, il 25 Ottobre scorso, presso il Design Museum di Londra, dell’ultima tappa dell’esibizione “The World Of Tim Burton”. Partita nel 2009 al Museum of Modern Art (MoMA) di New York e partorita dalla mente di Tim Burton stesso, in collaborazione con Jenny He, curatrice presso l’Academy Museum of Motion Pictures, la mostra festeggia i suoi quindici anni concludendo il tour mondiale nella città che ormai Burton considera casa.
Ad adattare la mostra per il Design Museum di Londra è la curatrice Maria McLintock, che propone un’efficientissima distribuzione della collezione tra le sale del museo, in un crescendo narrativo capace di coinvolgere appassionati di lunga data così come fan più recenti; un lavoro che rende degno omaggio alla carriera del famoso cineasta.
C’è tutto Tim Burton in queste sale. Da frammenti di scenografia tratti dai lungometraggi più famosi ai primi disegni in cui l’artista cominciava a mostrare il proprio stile in forma embrionale. Più di 500 oggetti ripercorrono le quasi cinque decadi di carriera di uno dei più grandi registi del nostro tempo.
Prima di essere un regista, però, Tim Burton è un artista, per citare la curatrice della mostra Maria McLintock. La collezione, infatti, include moltissimi schizzi, disegni e quadri con cui Burton ha creato il proprio universo nel corso dei decenni. Per ammissione dello stesso autore, infatti, il disegno è la forma di espressione con cui più facilmente egli riesce a mettere al mondo le proprie idee e, percorrendo le sale in cui le sue opere sono esposte, il visitatore non può che avvertire l’essenza burtoniana in ogni pezzo. È perfino possibilie osservare una raccolta di schizzi su tovagliolini da cocktail, momenti d’ispirazione istintiva catturati al volo.
Per gli ammiratori più esperti ci sono pezzi straordinari, come gli oggetti di scena della versione burtoniana di Hansel and Gretel del 1983, film praticamente introvabile, o i bozzetti originali del suo primo cortometraggio interamente in stop-motion, Vincent, del 1982. Ce n’è in abbondanza anche per coloro i quali conoscono l’autore principalmente attraverso le sue opere cinematografiche più celebri, con alcuni costumi di scena che regalano brividi di emozione.
Tim Burton ha rivoluzionato il mondo dell’animazione, ha rivisitato classici attraverso lenti gotiche ed inquietanti che sono diventate il suo marchio di fabbrica, ma, soprattutto, ha regalato una nuova dignità alle figure dei mostri, degli abitatori dell’ombra. È il mondo normale, il vicinato a tonalità pastello, che nasconde segreti e ipocrisie, a rappresentare quasi sempre il “mostruoso” nelle opere del cineasta; mostri, demoni, spiriti e simili non sono che figure emarginate in costante ricerca del proprio spazio, della propria pace. Una metafora del rifiuto di Burton di adattarsi all’idea borghese di sogno americano, tipica dei sobborghi in cui trascorse la sua giovinezza, e del suo tentativo di trovare sollievo nel mondo del gotico, dello spaventoso. Prorpio come il personaggio Vincent.
Una visita a questa mostra è una passeggiata nell’inconscio di Burton. Si è testimoni, qui, del suo immenso contributo al mondo della cinematografia e dell’arte, ma si è anche di fronte alla pura essenza di una stupefacente mente creativa.
C’è tempo fino al 21 Aprile 2025 per vivere questa eccezionale esperienza, un’imperdibile occasione per i veri amanti di Tim Burton.
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