Sono fermamente convinto che ognuno di noi debba porsi continuamente domande che mettano in dubbio le proprie certezze, perché un tale approccio alla vita ci permette di conservare una buona scorta di umiltà, di restare attaccati alla terra da cui siamo nati, di preservare una buona dose di curiosità, ed esplorare il cielo stellato con meraviglia. Dato che sono cresciuto a “pane e Chomsky”, potrebbe sembrare strano l’apprezzamento per questo autore e per questo che ritengo senza alcun dubbio un grande testo – possibilmente da rileggere di tanto in tanto.
Questa “excusatio non petita” non è affatto una “accusatio manifesta” ma uno dei concetti più importanti che ho ritrovato in Onfray e nella sua “analisi attraverso Orwell” della società attuale.
Onfray sa bene, e lo dichiara senza mezzi termini, che oggi il nichilismo imperante è figlio dell’annientamento della verità. E che tale annientamento deriva a sua volta dall’estremizzazione dell’osservazione prospettica operata da strutturalisti e decostruzionisti. In altre, afferma che, abolendo l’analisi logica per lasciare spazio alla cosiddetta “grammatica generativa”, si stabilisce come nuova insormontabile verità il fatto che non esistono più verità ma solo prospettive. A questo punto, però, si chiede perché mai dovrebbe essere considerata una verità assoluta l’inesistenza delle verità dovuta alle molteplici prospettive.
È possibile trovare un punto di incontro? È possibile trovare un equilibrio possibilmente non stabile né statico?
Le domande quotidiane potrebbero essere un ottimo strumento per raggiungere tale obiettivo.
- Marco Di Pinto e BeComedy
- Mordere il cielo – Teatro Olimpico (Roma)
- Teoria della dittatura di Michel Onfray
- Goldrake
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