Il caso Anne Rice e la zona d’ombra del diritto d’autore
Le fan fiction sono il futuro. O meglio, sono il presente, il passato e il futuro, perché la scrittura trasformativa esiste sin dall’invenzione della narrativa – basti pensare alle diverse versioni di uno stesso mito, o ad opere come l’Eneide di Virgilio, che costruiscono il proprio universo narrativo su opere già esistenti, in maniera non dissimile dalle fan fiction così come esistono nel mondo del fandom contemporaneo. Una fan fiction, in estrema sintesi, è proprio questo: una storia costruita su una premessa già esistente, scritta per chi apprezza la storia già esistente. Un lavoro che parte dai fan per arrivare ad altri fan, solo che anticamente erano soltanto gli accademici e i letterati a potersi definire “fan”.
Ma se una fan fiction ha come nucleo l’idea di continuare una storia già esistente, può definirsi legale? In linea di massima sì: la fan fiction così com’è conosciuta al giorno d’oggi è pubblicata in internet in maniera del tutto gratuita, per poter essere fruita dai lettori per puro piacere e in totale accessibilità. Archive of Our Own, il secondo più grande archivio di fan fiction che a novembre 2024 ospita oltre 14 milioni di fan fiction per oltre 68mila fandom, vieta espressamente la pubblicazione di storie su commissione proprio per mantenere intatta la funzione popolare di questa tipologia di storie, diversamente da Wattpad, un sito che oltre ad ospitare fan fiction è anche una piattaforma di blogging adatta all’autopubblicazione di storie originali. La fan fiction rientra inoltre nel concetto di “fair use”: i personaggi citati appartengono sì ad opere protette da diritto d’autore, ma tecnicamente non lo infrangono in maniera abbastanza significativa da giustificare la messa al bando di questa tipologia di paraletteratura.
Tuttavia, alcuni autori non la pensano così. Certo, c’è chi interagisce attivamente con il fandom e lo incoraggia a mettersi in gioco attraverso la scrittura, immaginando le situazioni più disparate per i protagonisti di un’opera, ma c’è chi ha tentato di fare della fan fiction un vero e proprio reato.
Il trope del vampiro sensuale e problematico è terreno assolutamente fertile per la proliferazione di storie di ogni tipo… eppure, è proprio Anne Rice, autrice della saga letteraria di “Intervista col Vampiro”, ad essersi scagliata contro il suo stesso fandom nei primi anni 2000, portando ad una vera e propria purga della sezione del sito FanFiction.net dedicata alle sue storie. Parrebbe che nessun fan sia mai stato trascinato in tribunale per aver commesso reato di fan fiction ai danni di Anne Rice, ma esistono testimonianze in internet di email molto minacciose ricevute dal team legale dell’autrice, così come un messaggio pubblicato sul sito personale di Rice che intimava i fan a cancellare le proprie storie, pena conseguenze legali durissime. La motivazione che avrebbe spinto l’autrice a minacciare i fan sarebbe un’idea di possesso viscerale verso i propri personaggi e il desiderio di veder nascere piuttosto delle storie ispirate alle sue che non utilizzassero personaggi già esistenti, come ha spiegato lei stessa a Compuserve nel 1995.
Questo atteggiamento ha portato per anni i fan ad anteporre dei veri e propri disclaimer all’inizio delle proprie storie, invocando il fair use e a volte addirittura pregando gli autori originali delle opere di cui scrivevano di non denunciarli per aver preso in prestito i loro personaggi per dar vita ad uno scenario inedito.
Da tre anni, Anne Rice si trova tre metri sotto terra. Ma il timore che possa riemergere dagli Inferi per scovare ogni singolo fan writer e vendicarsi resiste ancora…
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