Italo Calvino è stato, è, e resterà uno dei maggiori scrittori della letteratura italiana e mondiale. Nonostante la sua fama nazionale e internazionale, resta, comunque, un artista sottovalutato per tutto quello che ha prodotto e, soprattutto, per tutto quello che potrebbe ancora dare a chi gli si avvicina e ne esplora il fantastico universo. Il 6 giugno del 1984 (avevo 7 anni) Calvino fu invitato dall’Università di Harvard a tenere un ciclo di sei conferenze sulle molteplici forme della comunicazione poetica (letteratura, musica, pittura, …). Il testo di quelle sei memorabili lezioni fu pubblicato postumo. Il titolo italiano non è stato deciso da Calvino. Aveva pensato al titolo in inglese “Six memos for the next millennium” ma non a quello in italiano. Un testo fondamentale per chiunque si occupi di gestione, organizzazione, società, futuro, e… intelligenza artificiale. Un testo che nasconde ancora molto. I capitoli: Chiarezza, Rapidità, Esattezza, Visibilità, Molteplicità.
Parole che suonano ancora più familiari oggi. Ancora più attuali degli anni in cui furono scritte.
Per molti studiosi di Calvino questi scritti restano un saggio di letteratura, ma la “sua letteratura” è solo uno strumento, una chiave di lettura delle grandi trasformazioni della società. Ci lascia un importante insegnamento: “una severa disciplina della mente, temperata dall’ironia e dalla consapevolezza di non poter giungere a una conoscenza assoluta.” Nell’universo infinito della letteratura s’aprono sempre altre vie da esplorare…
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