Avventura, humor e filosofia Zen per una serie di successo
Kentachi, è un bambino di 8 anni con un sogno grande quanto la sua determinazione: diventare un ninja leggendario. Abbandonato dai genitori e affidato agli eccentrici insegnamenti del sommo maestro Pakuro Sarutory, Kentachi affronta prove improbabili, situazioni comiche e avventure rocambolesche, in una narrazione capace di conquistare lettori di tutte le età.
Con il secondo volume di Kentachi, l’autrice Monica Ciabattini arricchisce ulteriormente l’universo del giovane aspirante ninja, portandolo in una nuova missione alla scoperta del proprio passato. Questo secondo volume si distingue per un perfetto equilibrio tra azione e ironia, con l’introduzione di un nuovo, micidiale avversario e un coinvolgente approfondimento emotivo del protagonista. Ma non solo: Kentachi 2 è un’esperienza a tutto tondo, con contenuti extra come quiz e giochi, e una prefazione firmata da Edoardo Fa Cose, che aggiunge un tocco di prestigio al progetto.
A parlarcene è proprio la Ciabattini, artista talentuosa e polivalente.
Ha una lunga esperienza come artista e illustratrice, con un background accademico e mostre sia in Italia che all’estero. Come pensa che la sua formazione in pittura e le esperienze di insegnamento abbiano influenzato il suo modo di fare fumetti?
Non c’è stata nessuna influenza, perché il fumetto è sempre stato una mia passione fin da piccola.
Kentachi è un personaggio particolare, pieno di umorismo e situazioni esilaranti. Da dove è nata l’idea per questa serie?
Sono sempre stata appassionata di ninja, samurai, geishe e filosofia Zen. Così ho pensato di disegnare, per puro divertimento, un piccolo ninja. Mentre lo disegnavo mi sono venute in mente parecchie idee. Così mettevo da parte schizzi, sketch e vignette fino a farlo diventare un fumetto, ”KENTACHI”. Questo grazie anche al sostegno della casa editrice Zencomicart e di Gianluca Testaverde, un bravissimo fumettista.
Nei suoi fumetti utilizza uno stile grafico semplice, quasi minimalista, ma allo stesso tempo riesce a creare un forte impatto visivo. Come è arrivata a scegliere questo stile per raccontare la storia di Kentachi?
Questo è sempre stato il mio stile fin dall’inizio. Forse è dovuto al fatto che all’Accademia di Belle Arti di Roma, da un figurativo sono passata all’astratto, semplificando sempre di più il segno.
Kentachi sembra rivolgersi principalmente a un pubblico giovane, con un mix di avventure, umorismo e giochi. Quali sono le sfide e le soddisfazioni maggiori nel creare fumetti pensati per un pubblico junior?
Sinceramente io disegno così. Uno stile semplice che è adatto a qualsiasi pubblico. Ovviamente, la soddisfazione è stata che Kentachi è stato apprezzato sia da grandi che piccini.
Nella sua carriera ha partecipato a diversi progetti, collaborando anche con altri autori. Come cambia il suo approccio creativo quando lavora su progetti condivisi rispetto a quelli personali, come la serie di Kentachi?
Su questa domanda non saprei rispondere, in quanto ho lavorato ,si con altri autori, ma sempre in modo autonomo, ma la casa editrice FestinaLenteEdizioni ha voluto fare una raccolta di due volumi, di vignette umoristiche con vari fumettisti a cui ho partecipato in modo individuale. Però non mi dispiacerebbe se in futuro mi capitasse di lavorare ad un progetto insieme ad un altro fumettista.
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