Quando la storia si ammanta di fascino
Un plaid, un divano comodo ed un tè dalle note speziate, è tutto ciò che occorre per godere appieno di questo sapiente tuffo nel passato.
La vicenda si svolge nella Salerno del 1084, sullo sfondo risalta prepotente la disputa politica tra Normanni e Longobardi, i giochi di potere, gli intrighi e i tradimenti la fanno da padrone.
Una moltitudine di personaggi si sussegue a ritmo incalzante dando vita ad un intreccio dal disegno geometrico intricato e affascinante. Ne risulta un affresco vivace e fedele che consente al lettore di immergersi in un’epoca dalle atmosfere molto lontane ma dai contenuti spaventosamente attuali.
I personaggi, al loro ingresso nella storia, sono già perfettamente caratterizzati, prendono vita nell’immaginazione del lettore con una tale naturalezza da sembrare vecchie conoscenze. Riccardo da Salerno, ad esempio, spicca per l’audacia, il coraggio e la capacità di esternare i propri sentimenti; mentre altri palesano crudeltà, viltà e avidità.
Tutti i protagonisti sono animati da ideali, ambizioni o dalla sete di potere; potremmo pensare che data l’epoca, questi sentimenti siano normali, ma sono poi tanto lontani dalla realtà attuale?
I vari personaggi vivono la morte, gli omicidi con estrema naturalezza, qualcuno si indigna ma sostanzialmente, sono abituati a quello stato di cose e non è forse così anche oggi? Un parallelismo tra quel tempo ed il nostro tempo, sembra inevitabile. L’autore getta, con questo romanzo, un ponte tra i nostri due mondi, racchiusi in due bolle temporali che si influenzano a vicenda. Oggi la sete di potere ha sviluppato armi più sottili, più infide, ma ugualmente efficaci.
Lasciatevi guidare da Mari lungo le strade, le case, le bettole e i bordelli, gli abiti lussuosi, gli ambienti ricercati e gli accampamenti sudici dei soldati, scoprirete di poter percepire odori e sensazioni, supportati da una dovizia di particolari e da un linguaggio ricercato che denotano ricerca e dedizione. C’è, in Mari, un’attenzione al dettaglio veramente lodevole, in grado di ammaliare il lettore e di traslocarlo direttamente nelle vie del borgo.
Un aspetto molto interessante è la caratterizzazione dei personaggi femminili, notoriamente fragili in quell’epoca crudele, si rivelano invece anche forti, decisi, colti, scaltri, dolci e vitali. Sono le donne le vere protagoniste, tessono le fila delle vite degli uomini che le circondano, lasciando il lettore con il fiato sospese per le loro sorti. Seguirete con trepidazione il percorso di Gisla, forte e attaccata alla vita; Tassia, dolce e intraprendente per amore; Trotula, incarnazione di saggezza e cultura; Lutgarda, spezzata da un dolore lontano che alla fine ritorna chiedendo il conto; Sichelgaita, scaltra e intelligente.
I personaggi maschili si districano tra le brame di potere, l’ambizione e la religione, rivelandone i lati più bui e meschini, rischiarati dalla luce della verità e della giustizia, che alcuni di loro portano con sé.
Un’ultima nota, Mari riesce a divulgare un periodo storico poco noto e lo fa creando una storia che ruoti intorno a Riccardo da Salerno, creando la giusta suspence che inchioda l’attenzione, non c’è alcuna nota di documentarismo, i fatti si susseguono in modo elegante; il lettore non ha mai la sensazione di leggere un semplice resoconto storico, si appassiona alle vite dei protagonisti e li segue con pathos crescente fino all’epilogo finale.
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