Il Teatro Cerca Casa

Editoriale

Novembre 20, 2024

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Manlio Santanelli e il cortocircuito tra pubblico e cultura

Dire che il teatro è un atto necessario per l’uomo non è una esternazione azzardata, buttata lì per dare aria all’ennesima proclamazione di rinascita di un’arte sempre in bilico (in Italia). La necessità risiede nell’aspetto archetipico dell’azione teatrale. Si potrebbe anzi affermare che, da sempre, il vero atto rivoluzionario in campo tecnologico non è stato il computer o il cellulare (sempre più strumenti onanistici), ma la consapevolezza scenica del teatro. Qui emerge la capacità scenica di rendere tridimensionale la vita, pur nella finzione. Ma cosa accade se questo archetipo non trova terreno fertile a causa di una miope politica culturale di comunità e territori? Succede che il teatro si sfila le vesti di élite e torna tra la gente, nei condomini, tra le associazioni. È il progetto portato avanti dallo scrittore e drammaturgo Manlio Santanelli, “Il Teatro Cerca Casa” a Napoli, che trova il titolo “Colpi di scena, sentimenti e risentimenti”. Una rassegna di spettacoli itineranti nei salotti privati delle città e un’ulteriore sezione “Sempre con noi”, che include Isa Danieli, Fausta Vetere, Antonella Morea, Elisabetta D’Acunzo, Massimo Masiello e Maurizio Capone. In merito al cartellone: “Bar” di e con Roberta Frascati; “Ce l’ho, ce l’ho, mi manca” con Matteo Cirillo; “Ce steva 3 vvote” tratto da Dieci favole antiche alla maniera di G. B. Basile di Manlio Santanelli con Federica Aiello e Maurizio Murano; “Charlie Chaplin, l’uomo dietro la maschera”, di Franco Nappi; “Confini sonori: variazioni attraverso i secoli” con Francesco Scelzo e Giulia Lepore; “Di mamma ce n’è una sola e menomale” con Daniela Cenciotti; “Futti futtitinni ma non ti fari futtiri”, con Valerio Castriziani e Tommaso D’Alia; “Inno all’amore” per la regia di Antonello De Rosa; “Io Anna Magnani?” di e con Sarah Falanga; “…Me ne vado a fare il guru. Quasi cento anni di pensieri e canzoni di Riccardo Pazzaglia”, a cura di Antonella Morea e Andrea Jelardi; “Paradosso del gatto imburrato” di e con Marica Nicolai; “Se una notte d’inverno un cieco insonne” di e con Francesco Casaburi. Ci sarà la sezione Eventi: “7ponte e ‘a via antica” di e con Cattivo Costume, “Marammé” di Rosario Salvati con Sasà Trapanese, regia di Gigi Savoia. Per gli spettacoli necessaria la prenotazione chiamando 3343347090, 081 5782460, oppure scrivendo a info@ilteatrocercacasa.it A chi prenota verrà svelato l’indirizzo del luogo che ospita la messinscena.

-Manlio Santanelli, lei ha costruito una vita dentro il teatro diventando punto di riferimento per la nuova drammaturgia italiana e napoletana. Perché il Teatro Cerca Casa?

Se Maometto non va alla montagna, la montagna va da Maometto. Voglio dire che in un momento in cui il teatro attraversa una crisi particolarmente grave, noi abbiamo messo in cantiere questo nuovo genere di intrattenimento. Io non voglio affatto arrogarmi il merito di aver inventato il teatro d’appartamento, ma abbiamo rispolverato l’usanza di un progetto caduto nell’oblio. Dal Cinquecento si faceva nelle corti, poi anche le famiglie nobiliari hanno preso l’abitudine di intrattenere i propri amici e conoscenti con performance e concerti, di tipo culturale, oltre che scientifico. Quando nel 2013 ebbi modo di consultarmi con degli allievi, diventai il capolinea di una serie di lamentele da una parte degli amici di teatro secondo cui c’era l’assoluta mancanza e comunque la ristretta offerta di lavoro. In considerazione che l’attore quando non recita non esiste, decisi di fare spettacoli negli appartamenti. La differenza col passato è che non è un singolo salotto che si apre a più artisti, ma un circuito di case messe a disposizione. La persona di casa sceglie quelli che pensa siano più congeniali agli amici che possiede. Quindi noi siamo il capolinea di questa organizzazione, da qui partono i vari spettacoli che andranno nelle città, nelle periferie di tutta la Campania.

-Una volta esistevano le cantine da cui sono emersi “assoluti” come Carmelo Bene. Qual è l’obiettivo?

Non abbiamo la pretesa di sostituirci al teatro ufficiale, ma al contempo riteniamo di fare un’operazione di proselitismo, aiutiamo la gente a riaffezionarsi al teatro. Abbiamo avuto attori e professionisti importanti, attori anche giovani che non hanno la possibilità di entrare nei cartelloni ufficiali, nei teatri canonici della città. Cerchiamo di risollevare quella curiosità che si è andata perdendo nel tempo. Oggi non c’è alcuna intenzione di rischiare sul nuovo, nessuna curiosità di aprire al contemporaneo, a quello che esiste oltre Napoli o oltre l’Italia, non vedo uno spettacolo di Bernhard da oltre 10 anni. Non vedo Ionesco, Beckett, nei cartelloni dei teatri ufficiali. Questa preclusione comporta un effetto collaterale più grave, cioè non prendendo in considerazione le novità e i grandi autori del Novecento, si finisce per cristallizzare la produzione drammaturgica e non si permette ai giovani di uscire fuori dall’ombra. Se uno non ha la possibilità di andare in scena, allora che fa? Tieni il copione nel cassetto? Il rapporto con la scena aiuta il drammaturgo ad evolversi. In Italia c’è un sommerso della cultura che aspetta soltanto di venire alla luce.

-Il Teatro esisterà ancora, nonostante tutto?

Sono convinto che nessun tipo di epidemia o cataclisma potrà interrompere e cancellare questo rito, perché il teatro è un rito vero e proprio. Ha 3mila anni se non di più e non credo che l’intelligenza artificiale o le piattaforme digitali possano metterlo in difficoltà. Sarà certo un’alternativa e agirà in maniera selettiva sul pubblico.

Autore

  • Davide Speranza

    Narratore e giornalista. Diplomato al Master in Editoria Giornalismo e Management Culturale all’Università de “La Sapienza” (a pieni voti, con una tesi sul caso editoriale dello scrittore Raymond Carver). Studia Ufficio Stampa e Pubbliche Relazioni presso la COM2 e consegue il Master SEMA (narratologia, drammaturgia e editoria) al Suor Orsola Benincasa di Napoli. Diventa giornalista pubblicista (laCittà, Il Mattino); addetto stampa di enti e gruppi culturali, organizzatore di eventi e curatore di rubriche radiofoniche (“La Meglio Gioventù”, “Italian Rhapsody”). Ha collaborato con la piattaforma Federica.EU Centro Weblearning d'Ateneo Federico II di Napoli. Scrive per riviste d’attualità e cultura. Soggettista e autore del corto “La tela del ragno” e del docuclip “Djelibit”. Fondatore del collettivo di comunicazione METAFORA. Ha scritto storie a fumetti e monologhi per il teatro. Per la narrativa ha pubblicato “Mazza n°8” sulla rivista di RAI ERI; “Lo Ziqqurat” sulla rivista letteraria Inchiostro; “L’uomo che seguiva il riflesso della luna” per Progettocultura di Roma; "Anche i piccioni muoiono" è finalista al Premio Letterario Internazionale Nova Sociale; pubblica nell’antologia di Historica Edizioni il racconto "Il culo del mondo". Sceneggiatore per tour culturali in Realtà Aumentata, redattore case editrici, storyteller del Museo didattico della fotografia MuDiF, dell'Afi-Falaut e della compagnia Artenauta. I suoi “fuochi” sono la lettura e la scrittura. Ama il teatro e il cinema. È convinto che il caos sia l’anticamera della soluzione.

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Davide Speranza

Narratore e giornalista. Diplomato al Master in Editoria Giornalismo e Management Culturale all’Università de “La Sapienza” (a pieni voti, con una tesi sul caso editoriale dello scrittore Raymond Carver). Studia Ufficio Stampa e Pubbliche Relazioni presso la COM2 e consegue il Master SEMA (narratologia, drammaturgia e editoria) al Suor Orsola Benincasa di Napoli. Diventa giornalista pubblicista (laCittà, Il Mattino); addetto stampa di enti e gruppi culturali, organizzatore di eventi e curatore di rubriche radiofoniche (“La Meglio Gioventù”, “Italian Rhapsody”). Ha collaborato con la piattaforma Federica.EU Centro Weblearning d'Ateneo Federico II di Napoli. Scrive per riviste d’attualità e cultura. Soggettista e autore del corto “La tela del ragno” e del docuclip “Djelibit”. Fondatore del collettivo di comunicazione METAFORA. Ha scritto storie a fumetti e monologhi per il teatro. Per la narrativa ha pubblicato “Mazza n°8” sulla rivista di RAI ERI; “Lo Ziqqurat” sulla rivista letteraria Inchiostro; “L’uomo che seguiva il riflesso della luna” per Progettocultura di Roma; "Anche i piccioni muoiono" è finalista al Premio Letterario Internazionale Nova Sociale; pubblica nell’antologia di Historica Edizioni il racconto "Il culo del mondo". Sceneggiatore per tour culturali in Realtà Aumentata, redattore case editrici, storyteller del Museo didattico della fotografia MuDiF, dell'Afi-Falaut e della compagnia Artenauta. I suoi “fuochi” sono la lettura e la scrittura. Ama il teatro e il cinema. È convinto che il caos sia l’anticamera della soluzione.

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