Un viaggio alla scoperta della devianza femminile

La mano che ha scritto Criminali Nate – pubblicato nell’Autunno 2024 sotto il marchio della neonata Il Piroscafo Edizioni – è quella di Chiara Pasqualini, che da anni si dedica alla fotografia ritrattistica di artisti e scrittori, rappresentando la terza firma dello studio Musacchio&Ianniello.

Laureata in Scienze Politiche alla Sapienza, Chiara ha sempre mostrato una spiccata attenzione per le tematiche sociali, in particolar modo alla questione femminile. Questa sua inclinazione si concretizza in quest’opera di eccezionale lucidità e analisi sulla storia della criminologia e su come questa scienza abbia per lungo tempo permesso a pregiudizi sociali e sessisti di inquinare la comprensione del concetto di devianza intesa come origine dell’atto criminale quando questa doveva applicarsi alla donna.

La criminologia, che vede i propri albori nel Dei delitti e delle pene di Cesare Beccaria e nell’affermarsi della cultura illuminista del ‘700, si è sviluppata negli ultimi secoli attraverso una serie di studi e teorie che hanno attinto da diverse discipline quali psicologia, antropologia e sociologia nel tentativo, spesso estremamente complesso, di fornire una risposta al perché alcune persone deviino dalla norma sociale per commettere atti criminali.

Prima della nascita dell’analisi comportamentale e del profiling, i tentativi di spiegare le devianze sono passati per i più disparati metodi di analisi, compresa la ricerca di anomalie fisiche comuni a una determinata categoria di criminali che potessero essere utilizzate come prova fisica di una devianza psicologica predeterminata, un approccio che riporta inevitabilmente alla mente i lunghi elenchi di anomalie fisiche enunciati nel Malleus Maleficarum per individuare nelle donne accusate di praticare la stregoneria i segni fisici del patto col Demonio durante gli oscuri anni dell’Inquisizione.

Da secoli considerata inferiore fisicamente e intellettualmente, incapace di badare a se stessa senza una sorveglianza maschile, schiava di moti emotivi e addirittura vittima del proprio organo riproduttore, considerato alla stregua di un secondo cervello tiranno e folle, la donna viene per lungo tempo pressoché ignorata dagli studi sullo sviluppo della criminalità e della devianza dell’individuo dalla società.

Gli studi a riguardo sono pochi, superficiali e infarciti di pregiudizi e contraddizioni, al punto da creare per molto tempo profonde discrepanze giuridiche tra il diritto civile e il diritto penale.

Solo recentemente, con la progressiva emancipazione femminile iniziata nello scorso secolo, la scienza criminologica ha dovuto affrontare con metodo scientifico, scevro di pregiudizi di genere, la questione della devianza e della criminalità femminile.

Criminali Nate accompagna il lettore alla scoperta del percorso di presa di coscienza della criminologia nei riguardi della donna criminale, analizza e decostruisce i preconcetti di stampo religioso, sessista e misogino che hanno costituito i primi approcci alla questione, passando per le contraddizioni specificatamente applicate alla “devianza sessuale” delle prostitute. Analizza il cambiamento di prospettiva che la criminologia ha dovuto affrontare quando ha riconosciuto l’esistenza della criminalità femminile di stampo mafioso, fino al riconoscimento finale che non esiste una differenziazione di genere nelle ragioni che spingono l’individuo alla devianza, non sempre intesa come atto criminale e negativo, ma anche come gesto di autoaffermazione dell’individualità, quando questa viene repressa e non riconosciuta dal tessuto sociale circostante.

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