Don’t look up si potrebbe considerare quasi una frase mantra nella prima parte di stagione della Salernitana. Spesso viene detta inconsciamente o volutamente per non creare illusioni all’interno di una piazza tanto emotiva, che oscilla in maniera poco controllata tra sensazioni positive e negative.
Quando c’è stata qualche vittoria di livello (v. quella per esempio in casa con la Sampdoria, o la trasferta di Palermo) la frase è stata enunciata da alcuni per non far fare voli pindarici, quindi per evitare di guardare sopra, la vetta, la classifica, che può “distrarre” la concentrazione sul qui ed ora.
Tuttavia, l’ambivalenza nell’opinione pubblica sul rimanere i piedi saldi a terra o sul poter sognare sta minando non poco l’ambiente, creando quel caos e quelle incomprensioni che non servono. Se poi, tale dicotomia deriva in primis dagli addetti ai lavori, è ancora peggio. Nella settimana nella quale il “temporary president” Roberto Busso parla della solidità societaria, dell’organizzazione e di una squadra che se fa scattare la scintilla può regalare grandi sorprese, quella scintilla purtroppo non scatta, anzi la Salernitana perde, di nuovo, stavolta a Cremona – con una prestazione soprattutto nel primo tempo da notte di Halloween – per 2 -1, scatenando le polemiche sulla gestione tecnica.
Tutto questo, purtroppo, in una nuova settimana dove si rigioca subito martedì 29 ottobre in casa contro il Cesena, e poi il 2 novembre nella delicata trasferta di Cosenza. Don’t look up appunto, e non potrebbe essere altrimenti, perché i granata dopo il weekend della serie cadetta si ritrovano vicini alla zona play-out, al sedicesimo posto.
Don’t look up è anche il titolo di un satirico/sociologico film (2021) diretto da Adam McKay, con protagonisti Leonardo Di Caprio e Jennifer Lawrence. Le due star hollywoodiane sono degli scienziati che calcolano la traiettoria di una cometa, che fra non molti mesi colpirà la terra, distruggendone ogni forma vivente. Nel momento in cui provano ad attivarsi per avvisare il governo dell’emergenza in atto, essi non vengono per nulla considerati, anzi sono etichettati come dei pazzi paranoici. L’opinione pubblica è indifferente ai problemi, alla potenziale catastrofe, proprio perché si ritiene per certi versi così moderna e tecnologica da auto-valutarsi come indistruttibile.
I protagonisti necessitano di guardare sopra per salvare in qualche modo l’umanità, mentre l’umanità stessa rifiuta di vedere, perché sarebbe uno sguardo mirato ad affrontare delle criticità, che una società pigra non accetta. Così è anche in casa Salernitana (tra club, tifosi e piazza), dove c’è chi ha la necessità di guardare su, perché vuole riscatto immediato dopo lo scorso anno oltre che ritenendo la squadra idonea almeno per una zona play-off, e chi vola basso, pensa alla salvezza, al famoso programma triennale, ai deficit tecnici, tattici e atletici.
Martusciello deve per forza di cose guardare avanti nel breve termine, perché l’involuzione se non nelle idee, nel gioco o nella voglia lo è di sicuro nei risultati (1 vittoria nelle ultime 7 partite), considerando anche che si è tornati a subire gol, e ora si fa fatica a realizzarli (a Cremona l’incornata di Ferrari nasce da una palla inattiva).
Inevitabilmente – a differenza di tanti personaggi del film – il problema è da affrontare alla svelta, e non si può sminuire, perché se è pur vero che bisogna metabolizzare il “don’t look up”, non si deve neanche passare al “look down”.
Dieci giornate sono un terzo del campionato, quindi è un primo tragitto significativo. Il dilemma è che per certi versi questa squadra appare ancora un cantiere aperto, si fanno esperimenti ma allo stesso tempo si cambia poco, soprattutto tatticamente. Le scelte sui ruoli e sulle posizioni in campo di alcuni calciatori non sono ancora chiarissime. La fiducia sull’allenatore e sulla sua idea di calcio in serie B non è del tutto solida. Le reali potenzialità della rosa dividono – attraverso opinioni contrastanti – l’intero ambiente.
Quindi “look forward”, ma con un assunto: questo non deve essere un campionato idilliaco, ma non deve essere nemmeno una rinnovata ed enorme sofferenza. Non ci si doveva divertire?
Miglior attore: Franco Tongya
Villain: Daniele Verde
Regia: Roberto Busso
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