Thomas Semeraro: il percorso di un attore poliedrico

Editoriale

Ottobre 1, 2024

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In viaggio con Thomas: alla scoperta del teatro, del doppiaggio e del grande cinema

Thomas Semeraro, classe 1965, pugliese di origine e romano d’adozione, è un “gigante buono” nel mondo dello spettacolo. La sua carriera, costellata da collaborazioni con grandi nomi del panorama artistico italiano e internazionale, è iniziata con il teatro per poi ampliarsi nel cinema e nel doppiaggio.

Il suo percorso è iniziato con i fotoromanzi di Cioè e Grand Hotel, per poi proseguire con una carriera teatrale e cinematografica. Quali sono state le sfide più grandi che ha affrontato nel passaggio dal mondo dei fotoromanzi alla recitazione sul palco e sul grande schermo?

La sfida più importante è stata quella dello studio. Quello che si fa sulle foto secondo me è una cosa molto semplice, credo che il fotoromanzo sia una sciocchezza. Io non la vedo come una forma d’arte. Sono delle foto dove devi cercare di far sognare la gente, però non bisogna essere veramente bravi per farle. Viceversa, passare da un fotoromanzo, che puoi fare solo con delle foto, a calcare la scena su un palcoscenico teatrale o su un set cinematografico è veramente importante.

La sua formazione presso il Teatro Azione ha avuto un ruolo fondamentale nella sua carriera. Quali sono le lezioni più preziose che ha imparato durante quegli anni e come hanno influenzato il suo approccio alla recitazione?

È stata una vera e propria accademia. Abbiamo iniziato subito con la dizione e per me, venendo dalla Puglia, è stato necessario lavorare molto su questo, visto che l’accento romano, assieme a quello fiorentino, è quello che più si avvicina a una dizione corretta. Tuttavia, credo che un attore non impari, ma semplicemente perfezioni ciò che è già innato in lui. Come un calciatore: se nasci campione, la squadra di calcio ti perfeziona, ma non hai bisogno di imparare da zero. Per me, l’attore è già un attore, è una predisposizione naturale.

È uno dei protagonisti del film 4 sisters di Donatella Corrado, prossimamente al cinema. Cosa può dirci di questo progetto?

È un film al quale sono molto legato. È sempre stato il mio sogno da bambino recitare in un western. Nel film interpreto un boia, una figura apparentemente dura, ma in realtà molto buona, che si ritrova a crescere un bambino di 10 anni bullizzato dalla comunità. È un ruolo che mi ha permesso di mostrare una finta durezza dietro cui si cela tanta bontà. La regista, Donatella Corrado, che ha curato la sceneggiatura assieme a Yassmin Pucci, è stata bravissima e posso dire che, al momento, questo è il ruolo più bello che mi sia mai stato affidato.

Ha prestato la sua voce in produzioni di rilievo come Transformers, Il regno del pianeta delle scimmie e Star Wars – I racconti dell’Impero. Come si prepara per un ruolo di doppiaggio, e quali sono le differenze principali che riscontra rispetto alla recitazione davanti alla telecamera?

È chiaro che doppiare è completamente diverso da quello che si può fare sul set. Perché, innanzitutto, non ti prepari perché non sai quello che vai a doppiare, ma lo scopri in sala doppiaggio 5-6 minuti prima e quindi devi assolutamente rifare quello che è stato già fatto. Non bisogna improvvisare. Sul set, invece, sei un attore e devi interpretare un personaggio. Lì il personaggio è “solo” tuo e  non l’ha interpretato qualcun altro al tuo posto. Devo ringraziare quelli che sono stati i miei maestri, Flavio e Fabrizio De Flaviis, che mi hanno preparato a entrare nel mondo del doppiaggio. E un grazie speciale va a Carlo Cosolo, il numero uno dei direttori del doppiaggio, perché lui mi ha fatto esordire in questo mondo che amo sempre di più, turno dopo turno.

Nel corso degli anni ha lavorato con attori e registi di grande fama. C’è qualcuno in particolare con cui ha stretto un legame di amicizia o una collaborazione che ritiene particolarmente significativa?

Ho avuto la fortuna di lavorare con i più grandi attori italiani del momento: Riccardo Scamarcio, Carlo Verdone, Edoardo Leo, Fabrizio Bentivoglio, Ilenia Pastorelli, Pietro Sermonti. Ho avuto questo grande privilegio e devo ringraziare il fatto che mi sono sempre fatto trovare pronto. Bisogna essere pronti nel momento giusto, perché magari sei distratto, stanco, in quel momento perdi un’opportunità. Ho un ottimo rapporto sia con Edoardo Leo, che con Riccardo Scamarcio. Con Riccardo, ho girato praticamente due film di seguito: Loro di Paolo Sorrentino, dove interpretavo il bodyguard di Berlusconi, e Lo spietato di Renato De Maria. Abbiamo legato molto e ci abbracciamo sempre quando ci incontriamo. È una persona alla quale tengo molto ed è un grande attore, nonché è pugliese come me.

La sua attività come gladiatore nel gruppo storico romano sembra essere stata una parte affascinante della sua vita. Quanto questa esperienza ha influenzato la sua recitazione e la sua visione del cinema e del teatro?

Il gruppo storico romano mi ha tenuto in allenamento per molti anni. Mi ero talmente tanto innamorato della rievocazione storica che a un certo punto facevo quasi solo quello. Mi piace molto l’utilizzo delle armi bianche, soprattutto legate alla storia dell’antica Roma. Roma non è mai stata antica, è sempre stata moderna. Quello che mi ha dato il gruppo storico romano è stato il fatto di tenermi sempre in allenamento. Facevamo dei veri e propri spettacoli teatrali, con combattimenti. Ho avuto la fortuna di fare per molti anni degli spettacoli durante la rievocazione del Natale di Roma e questo mi ha aiutato anche a essere sempre sul pezzo. Quando mi ha chiamato Sorrentino per Loro, ero praticamente pronto grazie a tutto questo allenamento.

Sta lavorando al suo primo film come produttore e protagonista, The last night, e ha recentemente girato un film con Maurizio Battista, Tu quoque, in uscita a Natale. Quali sono le sfide che sta affrontando in questa duplice veste di produttore e attore principale? E cosa può anticiparci su questi due progetti?

Tu quoque è un film con Maurizio Battista, un amico fraterno. Lo conosco da più di 35-36 anni, siamo diventati amici e non ci siamo mai staccati. Il mese scorso lui mi ha chiamato per questo film stupendo sull’antica Roma dove interpreto Marco Antonio. Abbiamo terminato da poco le riprese e mi sono veramente divertito in questo ruolo. Per quanto riguarda The last night, devo dire che il ruolo di produttore mi ha impegnato tantissimo. Il film è un thriller ambientato in una casa nel bosco, con pochi personaggi. L’impegno è triplice, perché oltre a recitare devo anche gestire il cast e la produzione. Lavoro a questo progetto da due anni con Carlo Fusco, che è co-produttore insieme a me. Il film sarà distribuito da ITN e sarà disponibile su Amazon Prime dal prossimo dicembre. Abbiamo messo insieme un cast internazionale e stiamo facendo un lavoro di grande livello.

Nel corso della sua carriera ha avuto l’opportunità di lavorare con artisti del calibro di Riccardo Scamarcio, Carlo Verdone, Matilda de Angelis, Vanessa Scalera, Massimiliano Gallo e Paolo Sorrentino. Come è stato lavorare con questi grandi professionisti del cinema e della televisione?

Praticamente stavo frequentando la scuola da pochissimi mesi. Mi ricordo che questa esperienza cinematografica è venuta immediatamente dopo quella teatrale, con la regia di Claudio Boccacini, dove feci uno spettacolo al Teatro Colosseo. Era la mia primissima esperienza, quindi ho esordito in tutti i sensi. Non avevo mai fatto niente prima, se non questo spettacolo, La quinta è all’antipasto, diretto appunto da Claudio Boccacini. Lo spettacolo era in quattro atti e io interpretavo il protagonista. Subito dopo, credo una settimana dopo, fui chiamato dall’agente Jenny Tamburi, che purtroppo adesso non c’è più. Jenny era un’attrice molto famosa all’epoca e anche una mia carissima amica. Lei mi chiamò per un provino con un giovanissimo Ferzan Özpetek per un film in cui avrei dovuto interpretare un vigile urbano. Era un ruolo piccolo, ma per me fu un’occasione importante. Mi ricordo che feci il provino a Via Parigi. Era il mio primissimo provino per il cinema, ma già stavo studiando da qualche mese in una scuola di recitazione. Mi sono sentito subito a mio agio nel ruolo di vigile urbano, interpretandolo in maniera molto naturale, come se fossi veramente un vigile urbano. Sul set c’erano attori come Enrico Montesano, che all’epoca era molto popolare e una giovanissima Sabrina Ferilli, oltre a Renato Pozzetto. Fu un’esperienza meravigliosa, girata in presa diretta, e lì ho capito che questo mestiere potevo davvero farlo. Inoltre, ho avuto la possibilità di lavorare in un film internazionale, Divine, con Matilda De Angelis e Callum Turner, uno dei protagonisti di Harry Potter. Abbiamo girato in Germania, in inglese e in presa diretta. Ricordo ancora di quando mi chiamarono per il provino. Era subito prima del Covid, tre anni fa. Mi dissero che c’era un ruolo in un film di Jan Schomburg e che dovevo fare un self-tape il più rapidamente possibile. Dopo aver inviato il tape, mi chiamarono subito per volare a Colonia. Sul set c’era solo una troupe tedesca, nessuno parlava italiano e io dovevo recitare in inglese. Fu un’esperienza incredibile, in cui ho capito che potevo recitare ovunque e in qualsiasi lingua.

Oltre a quelli già menzionati, ci sono altri progetti in cantiere di cui ci può parlare? Cosa possiamo aspettarci da Thomas Semeraro nel prossimo futuro?

Sicuramente doppiaggio, perché mi sono talmente innamorato di quest’arte attoriale. Faccio tantissimo doppiaggio perché mi piace, adoro il processo, dal direttore che ti guida, alla moquette della sala, al silenzio e alla precisione del timing. È qualcosa che mi emoziona profondamente, qualcosa che non si può spiegare. E poi, ovviamente, tantissimo cinema. Ho due o tre progetti importanti in cantiere, dei quali non posso parlare ancora perché non ho firmato i contratti, ma sono tre progetti significativi. Posso dirti che immediatamente dopo la produzione di The last night (titolo italiano L’ultima notte), del quale ti ho parlato prima, ci sarà il mio secondo film da produttore, sempre con la regia di Carlo Fusco. Il titolo è ancora in fase di definizione, quindi non posso rivelarlo, ma sarà un film d’azione che tratterà un tema molto attuale.

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