“Unseen: le foto mai viste di Vivian Maier” in mostra a Monza

Editoriale

Settembre 30, 2024

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Sarà la più grande esposizione italiana dedicata alla pioniera della street photography

Unseen, le foto mai viste di Vivian Maier è il titolo della mostra che la Villa Reale di Monza dedica, dal 17 ottobre 2024 al 26 gennaio 2025, a una delle pioniere e massime esponenti della street photography.

Realizzata da Vertigo Syndrome in collaborazione con diChroma photography, Unseen, le Foto Mai Viste di Vivian Maier è la più importante esposizione mai fatta in Italia su questa straordinaria, riservatissima artista. 220 fotografie, divise in 9 sezioni, che esplorano i temi e i soggetti caratteristici del suo stile: dagli autoritratti alle scene di strada, dalle immagini di bambini alle persone ai margini della società, avventurandosi anche in aspetti sconosciuti o poco noti di una vicenda umana e artistica non convenzionale.

La mostra si compone di un nucleo di fotografie in bianco e nero e a colori, molto rare e fino a pochi anni fa mai viste in pubblico, alle quali si aggiungono filmati in formato Super 8, provini a contatto, audio con la sua voce e vari oggetti che le sono appartenuti, come le macchine fotografiche Rolleiflex e Leica.

Parte di questo è materiale inedito di Vivian Maier che la curatrice Anne Morin presenta per la prima volta in questa mostra alla Villa Reale di Monza.

Come tutte le esposizioni realizzate da Vertigo Syndrome la mostra è arricchita da una serie di eventi collaterali che comprendono workshop artistici, conferenze sulla storia della fotografia, laboratori per i bambini e altre varie iniziative strettamente collegate al mondo della fotografia e dell’immagine in generale.

Per completare la conoscenza della fotografa e del suo lavoro, i visitatori della mostra saranno invitati ad accedere a una sala speciale, ideata appositamente da Vertigo Syndrome, dove proveranno la coinvolgente esperienza di  Essere Vivian Maier…

Con la scatto silenzioso della sua Rolleiflex Vivian Maier ha immortalato per quasi cinque decenni il mondo che la circondava. Dai banchieri di Midtown ai senzatetto addormentati sulle panchine dei parchi, alle coppie che si abbracciavano o, molto spesso, riprendendo se stessa.

Gli oltre 150.000 negativi scattati nel corso della sua vita coprono una immensa gamma di soggetti. Dai primi anni cinquanta fino agli anni novanta, Vivian Maier si è occupata di documentare meticolosamente ogni aspetto della vita che la circondava, ovunque andasse. Eppure il suo lavoro è rimasto sconosciuto a chiunque, conservato chiuso dentro centinaia di scatole, quasi fino alla sua morte, e scoperto casualmente nel 2007 da John Maloof, uno scrittore di Chicago che ha ritrovato i negativi in un box pieno di cianfrusaglie varie, acquistato all’asta e un tempo appartenuto all’artista.

Maloof si è dedicato poi alla promozione della sua eredità e ha co-diretto un documentario candidato all’Oscar, “Finding Vivian Maier” (2014) che ha dato alla fotografa fama mondiale.

Capace di unire l’approccio umanista europeo (in Francia, paese d’origine della madre, Vivian Maier trascorse l’infanzia) al richiamo moderno della street photography americana, Vivian Maier costruì, dall’inizio degli anni ’50 alla fine degli anni ’80, un corpus di opere che la rendono oggi, a tutti gli effetti, una delle più grandi fotografe del XX secolo, al pari di artisti come Robert Frank, Diane Arbus, Robert Doisneau o Henri Cartier-Bresson.

La storia misteriosa di Vivian Maier è una parte importante del fascino che la sua figura riscuote nel mondo. Le persone restano incantate dalla particolarità e della forza espressiva delle foto, maanche dalla storia della tata severa e solitaria che sviluppa in segreto il suo talento fotografico e poi muore senza lasciarne traccia.

“Vivian Maier, il mistero, la scoperta e il lavoro: queste tre parti insieme sono difficili da separare”, spiega Anne Morin, curatrice della mostra.

Unseen, le foto mai viste di Vivian Maier vuole concentrarsi però sull’opera dell’artista piuttosto che sul suo mistero, evitando di cavalcare la curiosità sulla sua particolare vicenda umana e professionale, ma contribuendo invece ad elevare il nome della Maier al livello dei più famosi street photographer affrontando l’arduo compito di esaminare la sua opera sconfinata e ancora in gran parte sconosciuta.

Vivian Maier, nata a New York il 1° febbraio 1926 da padre austriaco e madre francese, trascorse gran parte della sua infanzia in Francia, per poi tornare a New York negli anni ’30. Negli anni ’40 visse nel Queens, lavorando in una fabbrica di bambole e iniziando a fotografare dopo aver acquistato la sua prima macchina fotografica. Nel 1951 si stabilì a New York come bambinaia, continuando a coltivare la sua passione per la fotografia.

Nel 1952 acquistò una Rolleiflex e iniziò a scattare costantemente durante le sue passeggiate e viaggi. Dopo un periodo a Los Angeles, si trasferì a Chicago, dove lavorò per la famiglia Gensburg e sfruttò ogni momento libero per fotografare, allestendo persino una camera oscura nella casa dei suoi datori di lavoro.

Con il tempo, problemi economici la costrinsero a ridurre la sua attività fotografica e a rinunciare al suo archivio. Nel 2007, John Maloof, uno studente di Chicago, scoprì per caso l’opera di Maier in un magazzino, dando vita a un archivio di oltre 120 mila scatti. Maier morì a Chicago il 21 aprile 2009, poco prima che il suo lavoro venisse scoperto dal grande pubblico.

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