Il “trapker” romano affronta la sfida di interpretare un personaggio oscuro nel film di Carlo Fusco
Simone Pezzotti, 28 anni, noto come “Elecktrike” o “Diavolo Elettriko”, è l’attore antagonista del film The Last Night di Carlo Fusco. Conosciuto per aver coniato il termine “trapker” per descrivere la sua fusione tra Trap e Metal, si divide tra set cinematografici/televisivi e palchi dove esibire la propria arte, diventando un volto sempre più noto nell’ambiente.
Nel film “The Last Night” interpreta l’antagonista. Come ha scelto di preparare questo personaggio, dato il contrasto con la sua immagine pubblica di portatore di pace e fratellanza?
Per fortuna si tratta solo di recitare. Mi sono immedesimato nel personaggio cattivo ed ho cercato di comportami come non mi sarei mai comportato nella vita reale. É stato molto difficile entrare nel ruolo. Ed ogni giorno che tornavo in albergo dovevo ritornare ad essere me stesso perché altrimenti non mi riconoscevo.
La sua estetica unica, come le “Neusketting”, due catene sul viso, la distingue nel mondo dello spettacolo. Il suo stile si è adeguato al personaggio interpretato o ha dovuto apporre delle modifiche per il film?
No, per il film non ho dovuto apportare nessuna modifica estetica, andavo bene come personaggio anche per il film.
Come attore e musicista, è abituato a raccontare storie attraverso la sua arte. Qual è stata la sfida maggiore nel passare da una narrazione musicale, come in “L’Ira di Dio”, a una narrativa cinematografica dove interpreta un “cattivo”?
In L’ira di Dio semplicemente tiro fuori la mia passione per il Signore il mio essere vicino a lui come essere, e parlo della sua Ira.
Nell’interpretare il cattivo sono andato controcorrente alla mia visione artistica, come dicevo prima tirando fuori un lato oscuro, il lato oscuro che abbiamo tutti dentro, ma non lasciandomi trasportare poi da questo lato, ma sfruttandolo come idea per interpretare al meglio il personaggio.
Qual è stata la difficoltà maggiore nell’interpretare questo particolare personaggio?
Beh, sicuramente cercare di non essere me stesso, studiando un po’ il ruolo dell’antagonista e del killer, quindi diventare apparentemente per il lungometraggio un essere senza scrupoli e freddo come un assassino professionista, cercare di immaginare questa loro visione e modo di essere, ma non lasciandomi mai trasportare quando finivo le riprese a fine giornata nella mia vita quotidiana.
Thomas Semeraro, Anjelica Santoro, Carlo Fusco: tutti professionisti e artisti di grande spessore e ben navigati. Com’è stato lavorare con loro e cosa ha imparato da ciascuno?
Col regista Carlo Fusco è iniziata una bella amicizia, dobbiamo lavorare a nuovi progetti insieme, una persona professionale un professionista e anche una persona umile di grande spessore artistico.
Con Thomas e Angelica è stato un rapporto professionale: tutti e due molto bravi e professionisti e siamo diventati amici.
Sicuramente il lavoro con tutti e tre ha arricchito il mio bagaglio personale cinematografico e artistico.
In futuro si vede maggiormente nel ruolo dell’antagonista o preferirebbe personaggi che si allineano di più ai suoi ideali di pace e fratellanza che porta trasmette come “trapker”?
Come trapker preferirei personaggi buoni, ma alla fine interpretare nuovamente il cattivo non mi dispiacerebbe, anche perché mi sono divertito a interpretarlo, è stata una bella esperienza che ripeterei. Potrei switchare da essere il buono ad essere l’antagonista per ogni lavoro che interpreterò in futuro, dimostrando la mia capacità artistica ed il mio estro nel cambiare ruolo ed interpretarlo al meglio delle mie capacità. Con la musica sono me stesso, parlo dei miei ideali non è finzione. Il cinema trasmette ideali realistici, ma facendolo con finzione così puoi adattarti ad ogni ruolo con dedizione e impegno.
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