Una storia guarigione e crescita sullo sfondo dei panorami mozzafiato dell’Australia
Ditelo con i fiori, ma non sono messaggi di amore quelli che la comunità, con a capo un’invecchiata quanto basta Sigourney Weaver (June) dirige, anzi, governa con pugno di ferro e una propria rigida filosofia. Siamo in un’azienda di floricoltura nel bel mezzo dell’Australia, che è quasi come dire “nel bel mezzo del niente…”, divenuta rifugio e seconda vita per donne, mogli, figlie, sorelle, che hanno subito violenza tra le mura domestiche. E con i fiori tramandano messaggi di aiuto, pericolo, mutuo soccorso.
Quanto mai attuale questa serie basata sul romanzo di Holly Ringland, che racconta storie di donne violate, maltrattate per un no o per un sorriso non concesso.
La storia principale è quella di Alice che dopo aver perso i genitori a nove anni in un misterioso incendio, viene cresciuta da sua nonna June nel vivaio, dove, imparerà che i segreti generano altri segreti, per pietà, spirito di protezione, o semplice rimozione di fatti irraccontabili. E quando scoprirà il segreto che la riguarda, il confronto con la realtà sarà duro e di dolorosa soluzione.
Il regista australiano Glendyn Ivin, che ha nel thriller il genere in cui è cresciuto, è qui capace di ben rappresentare le varie psicologie dei personaggi coinvolti, che trovano un loro metaforico corrispettivo nei paesaggi ora aridi ora lussureggianti che costellano la narrazione. Ed in effetti, i paesaggi di una terra ancora selvaggia, e per certi versi primordiali, assumono valori di significativa valenza, accompagnando le nuance psicologiche dei tanti personaggi in mostra.
Storia corale, dunque, interpretata da uno stuolo di brave attrici tra le quali, oltre alla diva Sigourney Weaver, la cui fisicità è tanto presente quanto la carismatica personalità, spicca la giovane Asher Keddie (già vista in “Nine Perfect Strangers” del 2021) e l’attrice di colore Frankie Adams (oltre 43 puntate nella serie di fantascienza, di successo, “The Expanse”).
La trama si snoda in sette episodi; sette capitoli dalla scrittura raffinata ed elegante, ognuno dedicato ad una pianta: Orchidea nera del fuoco, Acacia, Pianta delle lanterne, Giglio di fiume, Quercia del deserto, Ruota di fuoco, Pianta del pisello, a dimostrazione dell’estrema ricercatezza dell’impianto letterario di cui autrice per lo schermo è la scrittrice Sarah Lambert.
Come scrive Ella Smith: “The Lost Flowers” intreccia una narrazione accattivante di resilienza, guarigione e crescita sullo sfondo dei panorami mozzafiato dell’Australia, rendendola una serie avvincente e stimolante con un potente messaggio di forza ed emancipazione femminile.
In conclusione, quando la serialità affronta temi sociali e lo fa con il linguaggio dell’arte, pur se stemperato dalla necessità dell’intrattenimento, il risultato è un’opera che non solo intrattiene, ma fa pensare, donandoci un pizzico di consapevolezza in più.
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