Questione di tempo: La recensione di Mantova – Salernitana

Editoriale

Settembre 2, 2024

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“Cosa misteriosa il tempo: potente e, quando ci s’intromette, pericolosa.” Uno dei deus ex machina più celebri del cinema, ossia Albus Silente, descrive o meglio sentenzia in questo modo qualcosa di così complesso come il tempo, nel terzo capitolo della saga di Harry Potter, Il prigioniero di Azkaban (2004), dedicato quasi esclusivamente a tale tema e al Gira-Tempo.

Si potrebbero (tra gli altri) riecheggiare il cinema di Christopher Nolan, di Stanley Kubrick, dei maestri giapponesi e di Orson Welles, ma la digressione sarebbe decontestualizzata da quel che interessa qui, meglio non cedere alla tentazione.

Il tempo della Salernitana è ora cristallizzato, 6 punti in 4 giornate, due vittorie e due sconfitte, un andamento altalenante come le squadre ancora in cantiere, in rodaggio. La seconda sconfitta in trasferta – prima di una tempestiva sosta, soprattutto per un club con una rosa in costruzione tecnico-tattica – arriva a Mantova, contro una compagine che ha il valore poco visibile ma letale di non lasciare giocare gli avversari, e di spingersi emotivamente e quindi atleticamente sulle ali dell’entusiasmo, data la promozione dello scorso anno (cosa che in B sta accadendo anche alla Juve Stabia).

Prima partita senza fare goal, prima partita dove viene annullato il gioco di mister Martusciello, caratterizzato da un fraseggio continuo e preciso, dal pressing e ritmo alti, e dalla produzione di tante occasioni offensive. Le amnesie difensive restano, e sono il mantra di questo primissimo ciclo, e proprio quest’ultime condannano la Salernitana ad un amaro 1-0, a causa anche di un errore arbitrale per un rigore non dato ai campani, che in partite scialbe divengono scelte o non-scelte influenti.

Il mister nella conferenza post-match si sofferma sul termine tempo, sull’utilizzo, sul bisogno e sulla necessità di dare e darsi del tempo, su come approcciarsi nel tempo diluito della sosta. Martusciello fa indirettamente citazionismo in stile tarantiniano, chissà se può aver modo durante la sosta di vedersi o rivedersi un film, About Time (Questione di tempo, 2013).

Certo a lui interesserebbe poco soffermarsi sul magico potere del protagonista e della famiglia inglese (tornare indietro per gestire meglio le situazioni della propria esistenza, così da mutare il destino), però lo affascinerebbe il significato, o meglio, la lezione intrinseca che sta dietro a tutto questo: vivere senza concentrarsi-  almeno non totalmente – su quel che si poteva fare meglio, bensì accettare, imparare e costruire per il futuro.

Il protagonista della pellicola sensibile e sfumata diretta da Richard Curtis, cerca di comprenderlo questo processo, o meglio tenta di inglobarlo nel suo essere, cercando di non farsi trasportare verso vie viziose, dovute al fascino del potere, quello di gestire il tempo come una materia solida che si ha nel palmo della mano. Il tempo ti dà l’illusione di controllarlo, ma in fondo non puoi. Come Martusciello e Petrachi non possono rimodulare il lasso che va da giugno fino ad oggi, possono soltanto aggiustare, ottimizzare e avere fiducia in quel che è stato fatto.

Questione di tempo: risicato per il DS, che nell’ultimo giorno di mercato vende, acquista, gestisce, attraverso una corsa contro di esso per far uscire sulla carta la Salernitana migliore possibile; allungato per l’allenatore, che ha a disposizione una porzione da sfruttare, per allenare e integrare i nuovi. Obiettivo: amalgamare una squadra che può dire la sua, che – senza perdere equilibrio nei giudizi – debba prima di tutto entusiasmare, poi si capirà la potenziale meta.

Questione di tempo, per far (r)innamorare i tifosi, come Tim deve trovare la giusta ricetta per conquistare la dolce Mary, per un futuro sentimentale importante. Questione di tempo, per capire realmente chi sarà lo zoccolo duro dell’undici iniziale, così da giocare al meglio e per comprendere una reale competitività. About time, e la Salernitana si rivelerà razionalmente per quel che è. Di sicuro non può essere quella di Mantova.

Miglior Attore: Franco Tongya

Villain: Daniele Verde

Regia: Rosario Abisso (arbitro)

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