La biografia romanzata di Mary Shelley, piena di gioia e dolore
Il 30 agosto 1797 nasce Mary Wollstonecraft Godwin, conosciuta a noi come Mary Shelley, una delle personalità femminili più affascinanti della letteratura e la cui opera ha saputo ispirare e ammaliare innumerevoli menti, entrando anche nella cultura pop.
Il romanzo La mia creatura di Silena Santoni, edito da Giunti Editore e uscito per la prima volta a maggio 2024, narra la storia di Mary Shelley fino alla morte del marito Percy. Mescolando verità e fantasia, crea un romanzo gotico in cui esplora la genesi del mostro di Frankenstein, ma anche la vita della scrittrice britannica.
L’io narrante è quello Mary, che racconterà la sua infanzia, le sue sorelle e la sua matrigna, il modo in cui veniva trattata, oltre le aspettative e il peso di essere figlia dei suoi genitori: Mary Wollstonecraft, filosofa e femminista inglese, e William Godwin.
L’amore per Percy, nato quando aveva sedici anni, è raccontato in tutte le sue sfaccettature: la passione e l’accecamento iniziale, poi le verità nascoste, la vita di fuga, tradimenti e lutti.
Oltre la storia di Mary, parallelamente, viaggerà quella di Pierre e sua moglie, che creeranno una locanda sulle rive del lago di Ginevra. Le due storie si intervalleranno e non si incontreranno fino all’arrivo di Mary a villa Diodati.
La leggenda di quella notte tempestosa, di come sia nata la figura del vampiro e il capolavoro che è Frankenstein, viene rimaneggiata. Percy, Byron e Polidori, figure controverse e uniche, si macchieranno di un crimine indicibile, ispirati dalla scienza. La giovane scrittrice assisterà a ogni cosa, inerme, e ne rimarrà sconvolta, segnata. Da quella crepa nascerà il suo mostro, che la perseguiterà nei suoi sogni e anche nelle ore di veglia.
Importante nella storia sono le lettere alla sorella Franny, le cui sorti si scoprono nel corso della lettura. In queste lei si sfoga, si pente, chiede consiglio, si rivolge alla sorella come potrebbe rivolgersi alla propria coscienza, per cercare conforto nell’unica persona che le è sempre stata accanto e che l’ha sempre amata per quello che era. Nelle lettere è evidente anche il senso di colpa della stessa Mary, per le azioni fatte in gioventù e per tutto quello accaduto fuori dal suo controllo, incluse le morti dei figli.
La penna di Silena Santoni è fluida, precisa, introspettiva. Si riescono a comprendere le emozioni di Mary, il peso che porterà nella vita, la sua storia d’amore travagliata fino all’ultimo e il suo dolore, e per questo motivo si empatizza con lei.
Il personaggio di Percy si rifà all’immaginario collettivo che abbiamo di lui, immaginario già messo in mostra nella pellicola Mary Shelley: un amore immortale diretta da Haifaa al-Mansour. Lo stesso Byron e Polidori sembrano non discostarsi dall’immaginario comune. La sua Mary è una donna forte, che combatte e la cui mente è toccata dalla vita piena di dolore e la creatura non è che un’altra faccia della medaglia, sfigurata e distrutta.
Le descrizioni dei luoghi e degli eventi storici è accurata, rendendo questa biografia romanzata più veritiera e avvicinandola molto al romanzo storico, pur essendo presentato come gotico; di cui ha la maggior parte delle caratteristiche: amore, morte e tormento.
Silena Santoni è stata in grado di romanzare egregiamente la biografia dell’autrice inglese, creando un romanzo che ha un solo e unico difetto: finisce.
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