Sliding Doors: La recensione di Salernitana – Sampdoria

Editoriale

Agosto 28, 2024

Categorie

 

Compiere o non compiere un gesto può essere decisivo, come prendere o non prendere una decisione può creare situazioni ed evoluzioni diametralmente opposte. In Sliding Doors (1998) di Peter Howitt salire o non salire sulla suggestiva metro di Londra alla stazione di Embankment può cambiare drasticamente la propria vita, far andare l’essere umano in una linea temporale o in un’altra, quasi come accade nel multiverso dei cine-comics Marvel.

È quello che succede alla protagonista del film Helen (interpretata da una raggiante e giovane Gwyneth Paltrow), che di fronte all’underground divide la sua narrazione esistenziale in due parti, composte dal regista attraverso il rallenty e il montaggio alternato. Se Helen prende la metro subirà un evento emotivamente traumatico, che la costringerà subito ad un cambiamento drastico, unito però ad un incontro speciale; se Helen non ci sale, tali eventi avverranno in forme diverse, seppur con un epilogo potenzialmente differente.

Il bivio da Sliding Doors della Salernitana è rappresentato dalla coppia d’attacco della Sampdoria: Massimo Coda e Gennaro Tutino. In un semplice martedì di crepuscolo dell’estate, va in scena una partita scoppiettante, tra due squadre che non si risparmiano, tra compagini che hanno fame di vittoria in questa stagione sportiva. I navigati della Samp per confermarsi come usato di sicuro successo in serie B, mentre i giovani della Salernitana come astri nascenti per un domani da top club.

Doctor Strange aveva visto un futuro alternativo per la Salernitana, caratterizzato (secondo le notizie giornalistiche) da un attacco composto dal ritorno romantico di Coda e Tutino, con Sottil allenatore, un fantomatico fondo – solido economicamente o meno non è dato saperlo con certezza – dal nome Brera Holdings, e con il DS Petrachi pronto a conquistare il mercato della serie cadetta.

Appunto alternativo, perché la Salernitana ha preso la sua metro, e si ritrova con un allenatore arrivato tra lo scetticismo generale, ma che sta inculcando alla squadra “la cazzimma” che fa andare in estasi le tifoserie del Sud Italia. Poi, un direttore sportivo che sta provando a cucinare piatti prelibati avendo pochi ingredienti in frigo, e giovani con la fame di migliorarsi, di farsi notare, di crescere, di vincere.

Perché alla fine quello interessa ad una piazza ferita, vivere serate con vittorie come quelle di un martedì qualunque contro la Samp, dopo una giornata di lavoro o di mare scaricare adrenalina e ansia in gioia, in atmosfera scintillante. È quella che si respira all’Arechi, soprattutto dopo l’incornata prepotente di Diego Valencia, con gli animi riaccesi della Curva Sud che spingono la Salernitana verso una vittoria coraggiosa, emotiva, così come piace a Salerno, che non sente quell’entusiasmo nel vivere lo stadio da tanto tempo, troppo.

Attenzione all’emotività, perché essa in piazze irrazionali è come la nostalgia, un sentimento affascinante, intrigante, potente ma pericolosissimo. La razionalità non deve essere accantonata, così da continuare a lavorare, a progredire, e nell’ultima settimana di mercato – se il proprietario lo concede – a sferrare gli ultimi colpi mirati, per essere semplicemente competitivi, senza alludere ad altro.

Pensare anche ad un flash-sideways – al “cosa sarebbe successo se” – è alquanto inutile adesso, soprattutto nel calcio. Quello va bene nei film, nelle grandi narrazioni per ammaliare e coinvolgere lo spettatore. Il calcio è come il life coaching, si concentra sul qui ed ora, sullo step by step, sul progettare un futuro in base alla linea temporale che si percorre.

La variabile in Sliding Doors è il destino: gli incontri e gli eventi possono avvenire in due linee esistenziali con tempi e modalità diversi, portando alle volte anche ad epiloghi differenti, perché secondo una visione di tradizione rinascimentale l’uomo è (in parte) artefice della propria sorte.

Il destino accomuna Helen e la Salernitana, perché nessuno può sfuggire ad esso, entrambi devono scoprire cosa si concretizza dal mix di caso, di azioni compiute e di quello che non si è fatto.

Miglior attore: Nwankwo Simy

Villain: Dylan Bronn

Regia: Jayden Braaf

 

Autore

0 commenti

Invia un commento

Scopri di più da Il Novelliere

Abbonati ora per continuare a leggere e avere accesso all'archivio completo.

Continue reading