La grande scommessa: La recensione di Südtirol – Salernitana

Editoriale

Agosto 25, 2024

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Stesso campionato nazionale, ma culture e abitudini quasi opposte. Da un lato un territorio caratterizzato dal golfo marino, con due costiere suggestive divise dalla città; dall’altro uno alle pendici delle Dolomiti, permeato da paesaggi affascinanti e influenzato ancora oggi negli usi, nei costumi e nella lingua da canoni esteri.

Mare vs montagna, emotività vs razionalità, equilibrio vs esagerazione, influenza borbonica vs influenza germanica. Südtirol – Salernitana è un match che di per sé porta temi e molteplici ambivalenze già per il background delle due squadre. In una calda e atipica Bolzano va in scena la prima trasferta stagionale della compagine granata, che è allo stesso tempo anche la più lunga per la tifoseria campana. Questo non demotiva una piazza caratterizzata appunto dall’emotività, dall’esagerazione. Quasi mille tifosi in un sabato di agosto a Bolzano, trasformando lo stadio Druso in un fortino dalla voce assillante della gente di mare, che accompagna nella narrazione del match – come un rilevante voice over – la visione della partita anche dal divano di casa.

Chi di gol nel recupero ferisce, di gol nel recupero perisce. Una frase-sintesi nuda e cruda delle prime due giornate della Salernitana, tradita in questa partita dalle distrazioni individuali, da errori tecnici basilari, dalla mancanza di esperienza della gioventù, dal rischio del fare grandi scommesse.

La grande scommessa (2015) è un film volutamente caotico da Adam McKay, che decide di mostrare sul grande schermo una storia vera contraddistinta dal rischio, dal caos, dall’imprevedibilità della società moderna, in primis del mondo finanziario. Ancora oggi si notano gli strascichi della rovinosa crisi economica del 2008 – che ha avuto effetti come il crollo di Wall Street nel ’29 -, dove in tali eventi c’è chi gioisce, e chi piange, proprio perché nelle scommesse c’è chi vince e chi perde, senza mezze misure.

I personaggi del film americano (premiato con l’Oscar alla miglior sceneggiatura non originale, un’apoteosi del linguaggio matematico, finanziario e situazionale, che manda in burnout lo spettatore) si rivelano dei visionari, ma allo stesso tempo anche dei fortunati, perché nelle scommesse come nella vita la buona sorte ha una percentuale non di poco conto. Così come loro vincono – non senza conseguenze e sul disastro altrui – profetizzando un’apocalisse, spera di vincere anche il direttore sportivo Gianluca Petrachi, che deve vivere da giugno di scommesse, di intuizioni, di visioni, di stravolgimenti, e come chi con pochi mezzi deve ottimizzare al massimo.

Tuttavia, nel calcio non si può vivere, o almeno non si può vivere nel lungo termine di solo talento nelle scommesse (quello non è bastato a Morgan De Sanctis e in toto alla Salernitana nell’ultimo campionato di serie A), bisogna strutturarsi anche con mezzi strategici ponderati, e che in momenti clou aiutino il broker a sferrare i colpi mirati sul mercato. Infatti in questa settimana il DS ha lottato più all’interno che all’esterno, facendo tattica di persuasione verso la società che costa enormi energie mentali, riflessioni dilungate nella solitudine del bordo campo, e anche spiccato nervosismo dopo la fine della partita.

Se le vittorie in piazze emotive come Salerno mascherano i problemi, le sconfitte li amplificano, pongono delle riflessioni su tasselli mancanti e reale competitività (da un lato può essere pure un bene). Petrachi lo sa, in primis perché non è uomo da “galleggiamento”, in secondo luogo perché il progetto Salernitana è la sua grande scommessa, che vuole cercare di rendere vittoriosa ad ogni costo: per sé stesso dopo tre anni di purgatorio, e per la piazza, che può risanarsi solo con un campionato che sia almeno spumeggiante.

Molte scommesse, e questo diviene un gioco pericoloso. Scommessa sull’allenatore, che (al momento) sta gestendo con raziocinio sia l’aspetto tecnico, che quello della comunicazione, scommesse su talenti inespressi, su vecchie guardie per il rilancio, su giovani sulla carta interessanti. Tante scommesse, ossia tanto rischio, ma anche in prospettiva tante potenziali vittorie.

La grande scommessa, la rosa della Salernitana. La grande giocata, quella che può e dovrebbe fare la società nell’ultima settimana a disposizione. La grande certezza, l’ambizione di Petrachi, nella tappa più delicata del viaggio dell’eroe.

 

Miglior attore: Lorenzo Amatucci

 

Villain: Tijs Velthuis

 

Regia: Gianluca Petrachi

 

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