C’eravamo tanto amati – La recensione di Salernitana – Cittadella

Editoriale

Agosto 18, 2024

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È una calda serata di agosto. Assomiglia ad una nottata estiva losangelina, si parla spesso del forte caldo come nell’agosto di 62 anni fa, nella notte dove il mito di Marilyn Monroe diviene una tragedia umana, sapientemente descritta da James Ellroy nell’incipit del suo ultimo romanzo noir, gli Incantatori.

Eppure, tira un piacevole venticello soprattutto nelle parti superiori degli spalti dell’Arechi. Tira metaforicamente anche un vento nuovo, di rinascita, di ennesimo inizio. La Salernitana alla prima giornata affronta il Cittadella, quasi un classico della serie B dagli Anni ‘2000. Un avversario per i granata in molte circostanze anche bestia nera, soprattutto in trasferta.

La Salernitana vince ma non convince del tutto, un mantra per svariate squadre nelle prime giornate di campionato. Nonostante ciò, lo fa in rimonta, lo fa con orgoglio e determinazione, caratteristiche e visioni che la tifoseria non notava da tempo.

C’eravamo tanto amati (1974) di Ettore Scola è uno dei film più iconici del cinema italiano dal secondo dopoguerra, un film-ponte tra p

assato, presente e futuro per il cinema nazionale, ma anche per la storia stessa dei personaggi. Nell’opera il tempo sembra essersi cristallizzato, si svolge in un presente con l’Italia permeata da quel che sarà il periodo del benessere economico, ma mentalmente torna con ossessione ai tempi andati, a intensi rapporti umani, agli amori perduti, agli incontri mancati.

In quel di Salerno sportiva c’è chi ha la famiglia che si è “stancata” della città. C’è chi sente il bisogno di mettere il dito nella piaga alla tifoseria provocandola ulteriormente, dopo un semplice gol in una consueta partita di Coppa Italia di inizio stagione. C’è chi rende ufficiale un disimpegno – sfortunatamente ufficioso già da alcuni mesi – attraverso una lettera aperta, che si collega non in toto al film ma letteralmente al “C’eravamo tanto amati”. Un segno di resa, o comunque di voluto distacco, come quando due coniugi si lasciano, ma devono per forza mantenere un minimo di rapporto perché condividono un figlio.

Appunto c’eravamo, perché dinamiche, progetti, delucidazioni, potenziali upgrade si sono volatilizzati nel tempo e nello spazio, e determinati frame sembrano lontani, così come sembrano lontani per i personaggi del film di Scola i periodi della resistenza, degli ideali partigiani, uniti a quelli della speranza di un futuro migliore. Passare dal sogno alla normalità può avere effetti traumatici.

Speranza della quale vive innatamente dal 1919 la tifoseria della Salernitana, che deve affrontare la nuova stagione tra incertezze, preoccupazioni e strascichi. Tuttavia, aggrappandosi alla verve della nuova squadra dalla media-età molto bassa, ad un allenatore che subodora di carisma e idee, ad un direttore sportivo che oltre a essere un cultore del settore tecnico e dello scouting, sta facendo il contabile, l’economista, il broker, pur di riordinare un caos sistemico.

Aleggia l’emotività e la malinconia di C’eravamo tanto amati, oltre che l’alienazione di un’intera piazza, costretta per forza della fede e della passione ad andare avanti, a partecipare attivamente (facendo un sold-out nel settore popolare che per svariati fattori non era per nulla scontato, d’altro canto prevedibile per una comunità che fa della perseveranza la sua essenza) alla nuova narrazione, sperando addirittura che si arrivi nel lungo termine ad un happy ending in stile Hollywood dell’età dell’oro.

Aleggia anche la parola mercato, troppo influente nel calcio di agosto. Tra ammutinamenti, allontanamenti, divisioni e nuovi arrivi caratterizzati dalla citata freschezza della gioventù, o alla voglia di rilancio di chi è già navigato del mestiere, il caos vige pure qui. Solo la deadline del 1° settembre darà una visione più ampia e si spera più razionale sul puzzle della rosa, con un DS che dall’inizio della campagna trasferimenti vive di necessità – virtù.

C’eravamo tanto amati, ma prima o poi lo si dovrà pur accettare e immaginare un altro futuro.

 

Miglior attore: Giovanni Martusciello

 

Villain: Diego Valencia / Nwankwo Simy (ex aequo)

Miglior regia: Curva Sud Siberiano

 

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