Un ventennio di storia documentato attraverso l’Opera di R. Capa

Editoriale

Agosto 5, 2024

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Dalla Francia al Vietnam: il viaggio nella Storia con il fotografo di guerra Robert Capa

Il Museo Diocesano di Milano offre, fino al 13 ottobre 2024, la grande occasione di conoscere la vita del fotografo di guerra Robert Capa, pseudonimo di Endre Ernő Friedmann, ripercorribile attraverso la retrospettiva – curata da Gabriel Bauret, promossa da Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e prodotta da Silvana Editoriale, realizzata grazie al supporto del main sponsor Dils, azienda leader nel Real Estate.

La mostra, composta da 300 opere selezionate dagli archivi dell’Agenzia Magnum Photos, si dirama in nove sezioni tematiche – Fotografie degli esordi, 1932–1935; La speranza di una società più giusta, 1936; Spagna: l’impegno civile, 1936–1939; La Cina sotto il fuoco del Giappone, 1938; A fianco dei soldati americani, 1943–1945; Verso una pace ritrovata, 1944–1954; Viaggi a est, 1947–1948; Israele terra promessa, 1948–1950; Ritorno in Asia: una guerra che non è la sua, 1954 – che evocano l’impostazione cronachistica dei reportage di Capa pubblicati sulla stampa francese e americana dell’epoca.

Fu proprio grazie alla stampa francese di sinistra che egli ebbe i primi momenti di notorietà e riscontro: negli anni in cui vi era la divisione tra comunismo e fascismo internazionale, Robert Capa – nome dal fascino americano affibbiatogli da Gerda Taro, profuga ebrea tedesca con cui ebbe una relazione amorosa – colse l’opportunità di dare inizio alla sua carriera giornalistica. Il soggiorno a Parigi divenne l’occasione ideale per fotografare gli ultimi attimi prima dell’immane cambiamento del corso della storia mondiale e, di conseguenza, la mostra stessa inizia con immagini di manifestazioni e scioperi della classe operaia, del Tour de France del 1939.

L’esposizione permette di ripercorrere circa ventidue anni di storia mettendo in risalto l’obiettivo principale del fotografo, ossia quello di eternare l’umanità e l’empatia delle persone, nonostante fossero circondati da crudeltà e violenza. Capa, quindi, fa in modo che l’osservatore si immedesimi in situazioni di panico, di rassegnazione, di umiliazione, altresì di ribellione e di libertà mediante personaggi comuni e non solo. I protagonisti, infatti, sono certamente i soldati, ma anche civili tra cui bambini, anziani, donne e ragazze. Quest’ultime assumono un ruolo a dir poco fondamentale negli scatti, divenendo simbolo di coraggio nei confronti di un’epoca caratterizzata dalla mancanza di diritti, oltre che dai conflitti mondiali. Le foto ritraggono donne coi capelli rasati contro la loro volontà obbligate a sfilare per strada, ragazze che imbracciano un fucile alleandosi con i soldati, madri disperate per i figli.

Tuttavia, la mostra include, oltre a ciò, fotografie in cui i soggetti sono artisti famosi quali Picasso e Matisse, attori e registi in azione sui set cinematografici.

Il Museo, inoltre, dedica una sala biografica a Capa, in cui le immagini del fotografo sono accompagnate, in sottofondo, dall’intervista inedita realizzata in occasione dell’uscita del suo libro “Slightly Out of Focus” nel 1947, trasmessa su “Hi! Jinx”, programma radiofonico nazionale della NBC. Questa rassegna è straordinariamente esaustiva se si pensa che Capa non era solito a parlare della sua vita privata. È indubbiamente evidente che fosse un personaggio complesso, intraprendente e, soprattutto, mai appagato del proprio operato a tal punto dal rischiare la carriera e la vita per raccontare la verità, fino a quel tragico 25 maggio 1954 quando, seguendo le truppe in azione in Vietnam, Robert Capa – e con esso Endre Erno Friedmann -, trova la morte calpestando una mina antiuomo.

L’Opera di Capa, dunque, non è solo una serie di fotografie, piuttosto un viaggio intorno al mondo – sostando anche in Sicilia e Campania -, in un ventennio che cambiò per sempre la storia umana e che l’osservatore sceglie di intraprendere attraverso l’obiettivo della sua macchina fotografica.

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