Povere creature!

Editoriale

Agosto 5, 2024

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Il romanzo che ha ispirato l’omonima pellicola di Yorgos Lanthimos

Povere creature! di Alasdrair Gray, autore considerato da Anthony Burgess come “il più grande romanziere dai tempi di Sir Walther Scott”, è stato d’ ispirazione per Yorgos Lanthimos per l’omonima pellicola.

Vede la luce nel 1992 e nello stesso anno vinse il Whitbread Award e il Guardian Fiction Prize. La prima edizione italiana esce nel 1994 con il titolo Poveracci, successivamente nel 1999 viene ripubblicato con il titolo Vita e misteri della prima donna medico d’Inghilterra. La più recente edizione è di Safara, uscita nell’agosto del 2023 con il titolo, coniato su quello originale, Povere creature! con la traduzione di Sara Caraffini e la prefazione di Enrico Terrinoni.

Il libro contiene le illustrazioni originali di Alasdrair Gray, che però nel testo vengono attribuite a William Stang, incisore e illustratore scozzese.

Lo scrittore per costruire la sua storia si avvale di evidenti richiami a Frankenstein, ma anche a Lewis Carroll e Conan Doyle; tuttavia, la vicinanza al Frankenstein di Mary Shelly è ancor più sentita, anche a causa della trama del libro.

Il volume è presentato come una raccolta di memorie di Archibald McCandless, memorie riguardanti sua moglie Bella Baxter.

Nel racconto si afferma che la donna fosse stata ritrovata incinta e senza vita da Godwin Baxter, medico e scienziato, unico nel suo genere, che decide di trapiantare il cervello del feto della giovane, nel suo cranio per riportarla in vita, tramite impulsi elettrici. La donna torna così in vita, ma con una mentalità infantile, desiderosa di provare cose nuove e scoprire il mondo, tanto da lasciare ogni cosa per vedere la realtà con i propri occhi.

Il racconto di Archibald, così come ci viene riferito in una lettera della protagonista al suo discendente più prossimo in vita, è in realtà pieno di falsità, intessute di motivi gotici e romantici.

Povere creature è un romanzo che affronta differenti tematiche sociali, come il peso delle relazioni interpersonali, le diseguaglianze tra uomini e donne, ma ancor di più tra ricchi e poveri.

Il punto cardine dell’intera narrazione è la ricerca di sé, il comprendere chi e che cosa siamo realmente, sbagliando e liberandoci dai dettami sociali.

La narrazione è quasi completamente affidata al personaggio di Archibald, che racconta la vicenda con un occhio velato dai costumi sociali, sebbene spesso quest’ultima venga intervallata da lunghe lettere di Bella, che racconta il suo viaggio e le sue avventure, oltre ciò che apprende e scopre vivendo sulla propria pelle.

I personaggi pricipali, Archibald, Godwin e Bella, sembrano avere tre modi diversi di interfacciarsi al mondo. Archibald si arrende e si adegua ai dettami sociali, Godwin li conosce ma spesso e volentieri preferisce non curarsene, mentre Bella se li lascia alle spalle, cresce senza che questi piantino il loro seme, così che possa crescere pianta rigogliosa e ricca di frutti.

I richiami al Frankenstein molteplici e più o meno palesi.

Baxter è il cognome dei parenti scozzesi di Mary Shelley, con cui ha vissuto in gioventù, inoltre Godwin non si riferisce solo a “Dio”, ma anche a William Godwin, padre della scrittrice.

Bella, come la creatura del romanzo di Mary Shelly, viene riportata in vita da impulsi elettrici, ma a differenza della sua controparte maschile è amata. Godwin ama “sua figlia” dal momento in cui apre gli occhi, la istruisce e le da tutti i mezzi necessari per crescere, oltre a garantirle il libero arbitrio.

Un romanzo quasi unico nel suo genere, le cui parole potrebbero apparire verosimili e che catturano il lettore e che si presta a numerosi analisi.

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