“Senz’anima-D’Indaco e d’Argento” : il romanzo corale dalle sfumature esotiche
“È sempre lo stesso, nei secoli dei secoli, il nemico è colui che vuole strapparci le radici, saccheggiare la nostra casa, cancellare la nostra memoria.”
Dopo gli eventi della grande guerra, e un lungo periodo di solitudine, Argento – uno degli ultimi Maestri viventi – convoca Kore nella sua dimora, per farne un’allieva. Perché così hanno deciso gli spiriti, le Entità che governando il mondo, che concedono prosperità, ma che non lesinano le punizioni. Qualcosa, però, si muove nell’ombra. Un nemico inaspettato è pronto a muovere guerra e minaccia di rompere gli equilibri dei mortali. Per questo Indaco, anch’egli Maestro e fratello “spirituale” di Argento, ha preso la decisione di non restare a guardare, nonostante gravi su di lui la decisione del consiglio di Krea; deposto dal potere secoli prima, non può intervenire nelle faccende politiche della città. Ha inizio così una parabola dove tutto potrebbe essere messo in discussione. Ma cosa avrà in serbo il destino per la terra di Acoro? Quale futuro, fra i tanti che caratterizzano la vita dei mortali, è quello che cambierà di nuovo la loro vita? E qual è il prezzo che i Maestri dovranno pagare?
“Senz’anima – D’Indaco e d’Argento” è una ventata di originalità nel panorama del fantasy, non solo italiano. Non potrebbe essere diversamente, essendo il frutto di un lavoro che dura decenni da parta del suo autore, Dorian Berti. Uno scrittore poliedrico amante dei classici e talentuoso disegnatore, che ha saputo tratteggiare un universo dove il possibile si unisce al magico.
Gli attori di questa storia hanno diverse sfaccettature destinate a non rimanere sempre le stesse: l’austero e mite Argento ha nel suo passato una fragilità che sconta anche nel presente, Indaco sfoggia una sfrontatezza mitigata dall’amore per la sua città, l’ossessività di Algeo, lungi da dargli gloria, lo farà cadere in un baratro. Vite diverse, ma intrecciate fra loro in un disegno più grande, dove la trama non si è ancora rivelata nella sua interezza.
Un autore che ci regala un mondo dove la magia è legata all’uso di cristalli e impiegata per strumenti e oggetti che trovano utilità nella quotidianità e nella guerra. Una Terra, quella di Acoro, dall’esotiche sfumature medio-orientali che le conferiscono originalità in un contesto letterario spesso troppo simile a sé stesso. Dorian Berti, invece, osa e il risultato è un romanzo che si legge tutto d’un fiato.
Una realtà narrativa corale, con personaggi che fanno immergere in profondità il lettore, una storia che si svela pezzo per pezzo senza tralasciare nulla. Tutti hanno una “voce”, tutti con la loro storia confluiscono in un quadro più grande dove si ha l’impressione di essere solo pedine e non protagonisti. Perché gli spiriti tracciano il destino dei mortali, ma è l’uomo che, con le sue scelte, imbocca uno dei possibili cammini.
“Gli spiriti indicano il destino, ma non fanno nulla di più. È del mortale il compito di riconoscere la sua vita tra le molteplici che gli si pongono davanti.”
Questo è un libro che cattura fin dalle prime pagine, che attraverso le parole apre mondi e immagini vive: si può sentire l’odore persistente delle rose di Argento, assaporare le spezie di Krea, vedere con i propri occhi la bellezza decaduta di Maestri un tempo potenti e temuti.
Ma si può soprattutto godersi una lettura che lascia con il fiato sospeso, pagina dopo pagina, perché il cammino dei maestri e dei mortali è appena iniziato.
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