Le visioni differenti sul suo operato
La critica su Edgar Allan Poe – poeta, scrittore e critico americano – è sempre stata, nel corso del tempo, contrastante. Infatti, non sono pochi coloro che, come Mario Praz, lo rilegano nei minori.
Floyd Stovall, che dedica un suo articolo proprio alla ricezione di Poe da parte della critica, divide i critici di Poe in sei categorie: chi lo apprezza come lettura, chi si concentra nell’analisi della sua poetica senza sbilanciarsi, coloro che ne elevano la bravura e importanza, coloro che utilizzano la psicoanalisi come mezzo, quelli a cui piace ma sentono che così non dovrebbe essere e, infine, quelli a cui piace e si rendono conto del suo contributo nella letteratura.
In quest’ultima categoria può essere inserito W. C. Brownell che, nel suo articolo The conscious of Art of Edgar Allan Poe, afferma che l’autore potrebbe essere incluso nei sei maestri della prosa americana. Muovendo una critica a coloro che gli si approcciano solo attraverso le sue opere poiché, così facendo, finiscono per confondere il testo con la personalità dell’autore. Per Brownell, ciò non è critica letteraria, ma studi sulla presunta psicopatia di Poe.
Questa considerazione, ha portato Merton S. Yewdale, in Edgar Allan Poe, Pathologically, a proporre due metodi di analisi della biografia di Poe. Uno incentrato ad analizzare i vizi morali dell’autore, mettendone in rassegna l’intera biografia e proponendo un’analisi filtrata dalla propria morale – spesso accumunabile a quella vigente -, e l’altro sul ricostruire la psiche dell’autore indagando i suoi vizi; quest’ultimo viene chiamato metodo patologico.
Sull’analisi “psico-analitica” dell’autore, nel corso del tempo, si sono spesi diversi critici. In particolare, lavorò seguendo il metodo di Freud, Marie Bonaparte. Nipote dell’imperatore e principessa di Grecia, fu allieva di Freud e sua salvatrice dai nazisti. Studiando a fondo la biografia di Poe, cercò di individuare le sue nevrosi biografiche, riconducendone a un tipo di figura ben precisa: quella del perverso sado-necrofilo.
Remo Cesarani, nell’analizzare il lavoro della Bonaparte, individuò un errore. Infatti, per analizzare la psiche del defunto Poe, utilizzò in maniera impropria la sua biografia, quasi come fosse un documento.
Infatti, la prima biografia – quasi più un necrologio – in seguito la morte di Poe viene redatta da Grisworld, che ne restituisce un’immagine poco lusinghiera.
Harold Bloom, in Inescapable Poe, si pone in una posizione avversa al poeta, finendo per affermare che l’autore andrebbe letto solo da giovanissimi, per poi discostarsene e che tutto ciò che riguarda Edgar Allan Poe andrebbe rilegato alle traduzioni, rimaneggiamenti o riassunti.
Di opinione discordante era Howard Phillips Lovecraft, che gli dedicò un capitolo intero nel suo saggio: Supernatural Horror in Literature.
In quelle pagine, l’autore viene considerato il creatore della moderna concezione di terrore e viene messa in evidenza la sua capacità di analizzare la mente umana, creando un terrore tutto mentale. Analizzando l’autore, affermerà però che lo stile di Poe si presenti “pieno di inutili orpelli”, sebbene eccella negli effetti narrativi.
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