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Negli ultimi anni, la memoria collettiva dell’Unità d’Italia è stata messa in discussione e si sono moltiplicate le controstorie sul Risorgimento, in particolare da parte del movimento neoborbonico. Una rilettura della storia che vede nella spedizione garibaldina e nell’annessione del Regno delle Due Sicilie una vera e propria conquista coloniale da parte di un potere straniero, con tutte le conseguenze di violenza e subordinazione. I neoborbonici sostengono che i sabaudi avrebbero depredato il Meridione, impoverendolo a vantaggio del Settentrione, causando arretratezza culturale ed emigrazione di massa e lasciandolo in una condizione di inferiorità economica e sociale. Secondo questa fantasiosa interpretazione del passato, il più grande complesso siderurgico della Calabria sarebbe stato volutamente lasciato decadere per favorire l’industria settentrionale; le riserve auree dei Borbone e il sistema bancario del regno sarebbero stati depredati per riempire le casse sabaude. Una visione che considera i briganti come eroi resistenti, l’assedio di Gaeta come un evento da mitizzare, promuove giornate del ricordo per le vittime borboniche ma dimentica i tantissimi patrioti meridionali che si sono battuti per un’Italia unita.
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