Salerno Letteratura Festival & Linea D’ombra fanno incontrare romanzo e film
Spazio anche al grande cinema nella dodicesima edizione del Salerno Letteratura Festival, grazie alla collaborazione col Linea D’ombra. Nell’affascinante location del museo virtuale dedicato alla scuola medica salernitana, nel cuore del centro storico di Salerno, è stato proiettato uno dei film più divisivi e controversi di Orson Welles: Il processo (1962).
L’opera non è stata scelta a caso, bensì calza a pennello col tema del festival letterario, quest’anno dedicato allo scrittore Franz Kafka; il film di Welles è proprio l’adattamento dell’omonimo romanzo (1925) dell’autore boemo.
La proiezione – avvenuta nella serata del 17 giugno – è stata introdotta da un intervento del direttore artistico del Linea D’ombra festival Giuseppe D’Antonio, il quale ha sottolineato – tra gli altri – tre aspetti per preparare al meglio gli spettatori presenti in sala: Le differenze tra lo stile kafkiano e la resa in opera audiovisiva architettata ad hoc da Orson Welles; La visione tramite slide di un breve scritto del sociologo Walter Benjamin sulla necessità nell’arte di “tradire” l’opera originaria; Lettura di un aforisma dello stesso Welles, su come egli ipotizza in maniera “brutale” e schietta le non-evoluzioni del cinema dopo la sperimentazione senza precedenti ottenuta con Quarto Potere (1941).
Il film è un inquietante allegoria sulla società capitalistica, che a distanza di più di 60 anni risulta dannatamente attuale. Seppur appaia imponente la mano di Welles, nel mutare aspetti psicologici e situazionali della storia, nell’integrazione dell’opera letteraria verso il rispettivo stile cinematografico, il film non snatura in toto il romanzo. Esso infatti ne mantiene l’atmosfera, la verve, il contesto sociale da semi-distopia e la voluta insensatezza – in superficie – del plot, quasi da teatro dell’assurdo.
La macchina giudiziaria e della legge vengono raffigurate come una tirannia, come un qualcosa di indistruttibile e di ineluttabile, e figure come gli avvocati, i giudici ed i sacerdoti sono addirittura venerati, nonché presenti in quadri di illustri pittori come delle divinità religiose. L’alienazione del protagonista diviene alienazione dello spettatore stesso, inserito in un vortice caotico dove è impossibile pronosticare un whodunit.
Welles, da maestro senza tempo, mostra allo spettatore con immagini potenti il dislivello vigente tra il cittadino-accusato (perseguitato come un nemico pubblico numero 1) e chi detiene il potere, che appare schivo e privo di emozioni. La figura della donna diviene più che nel romanzo centrale: essa è oggetto del desiderio e della perdizione, che mira a distrarre il protagonista dalla risoluzione di un destino potenzialmente tragico.
Il film forse più difficile da seguire e da amare per i fruitori di Welles, eppure potrebbe essere annoverato come il più potente – o forse secondo soltanto al citato Citizen Kane, per ovvie ragioni accademiche – dal punto di vita estetico, contenutistico e sociale.
Una bella serata di cinema, in un contesto estremamente culturale e di apologia della cultura salernitana e mondiale, non soltanto in ambito cinematografico. L’omaggio del cinema a Kafka proseguirà anche il prossimo 20 giugno alle 22:00, dove sempre sotto la direzione del Linea D’ombra Festival, verrà proiettato un altro adattamento tratto da un romanzo del celebre scrittore, Das Schloss (1997) di Michael Haneke.
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