“Il pubblico è vita, il palcoscenico è casa”: Antonio Coppola tra sfide, passioni e speranze
Versatile, poliedrico, talentuoso. Antonio Coppola, classe 1986, muove i suoi primi passi sul palcoscenico all’età di tredici anni e da allora è amore puro. Con all’attivo numerose collaborazioni in TV e al cinema, grazie al teatro sperimentale accede ai più grandi siti archeologici italiani, come il Teatro Anitco di Siracusa e il sito archeologico di Pompei. Formatore e istruttore teatrale presso le Università di Siena e Perugia, è ad oggi impegnato in tournée teatrali in tutta Italia.
L’attore è colui che indossa una maschera che gli è stata assegnata ed è tanto più bravo quanto più fa sue le sfumature, le espressioni e le smorfie richieste dal regista e dallo sceneggiatore, completando l’opera inserendo luci e ombre non dette, ma fondamentali per dare ulteriore profondità al personaggio. Se potesse essere regista di se stesso, quale maschera si darebbe e perché?
Io partirei dal fatto che è l’attore a scegliersi la maschera che deve indossare, per me è così, ci si sceglie, e io amo particolarmente affacciarmi su ruoli complessi che determinano sempre una domanda, tra lo spettatore e l’attore. Affondare nel proprio Es freudiano, la parte più primitiva e meno conosciuta per crescere come Attore ma soprattutto come Uomo.
Che rapporto ha con il pubblico? Salito sul palco, si isola o lo asseconda?
A teatro il pubblico è vita! Ma allo stesso tempo bisogna essere dei professionisti e concentrarsi per dare il massimo sempre. Non amo sentire frasi dai colleghi del tipo “Il pubblico è freddino” o cose del genere. Se ridono o piangono, bene, se non lo fanno e te lo aspettavi, allora tu non stai dando il massimo.
Pubblico complice o antagonista: è possibile che il pubblico tradisca l’attore?
Il pubblico è sovrano, nel bene e nel male. Se le critiche sono costruttive ed educate. un attore deve valutare tutto. In questo lavoro bisogna essere umili, ed è grazie al pubblico se noi esistiamo.
Palco o set cinematografico: cosa sceglie?
La mia vita è il teatro, ma sul set ci sto bene!
Qual è il personaggio più complesso che ha interpretato e perché?
Sicuramente il teatro di matrice greca attrae personaggi e dinamiche belli tosti.
Sono legato molto al personaggio di Ade, uno dei miei primi ruoli dopo aver concluso l’accademia.
E, come ti dicevo, la fase di studio di queste figure mitologiche sviscera i meandri più nascosti dell’attore. Cupo e tenero, feroce e leale, mi ha fatto uomo.
Senza ombra di dubbio il Joker. Ma devo dire che Heath Ledger è stato più che egregio. Il mondo non sentirà la mancanza della mia interpretazione!
A suo avviso, in Italia, il ruolo dell’attore è sufficientemente tutelato?
No, servono leggi dello stato e idee chiare dagli addetti ai lavori. Questo è un mestiere come un altro. Le compagnie pagano ancora in nero, colleghi che si svendono per quattro spicci, facendo crollare il mercato. Teatri appaltati e sub-appaltati a fantomatiche cooperative che diventano lobbie, dove per fare uno spettacolo o entrare in rassegna devi essere “amico dell’amico”. Casting cinematografici fantasma! 1200 candidati e poi prendono sempre gli stessi. Nel corso della mia carriera ci sono passato e da anni collaboro e lavoro solo con “compagnie” e produzioni cinematografiche degne di questo nome.
Potendo scegliere di condividere una cena con un attore famoso attuale o passato chi sceglierebbe e quali segreti tenderebbe a carpire?
Uno è Impossibile! Te ne dico tre: Christoph Waltz per la sua tenacia! Senza quel genio di Tarantino che lo ha scoperto al grande pubblico all’età di 52 anni non ce lo saremmo potuti godere! Jim Carrey, grande attore comico e drammatico. Mi piacerebbe solo osservarlo e idolatrarlo. Toni Servillo, un attore che è in grado di essere sia esplosivo (vedi l’uomo in più di Sorrentino) che sintetico, lavorando in sottrazione interpretativa, dando pochissimo, come per esempio nei panni di Titta de Girolamo (Le conseguenze dell’amore), Gorbaciof (Stefano Incerti).
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