Siamo tuttɘ la “Sposa della Rosa”

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Maggio 9, 2024

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Principi, principesse, miracoli: “Revolutionary Girl Utena” controlo le illusioni del patriarcato

“Spesso, padre e figlia giudicano insieme con disprezzo la madre (la donna). Si scambiano sguardi pieni di significato quando questa non coglie il punto di un discorso. Sono d’accordo sul fatto che lei non sia brillante quanto lo sono loro, che non faccia ragionamenti complessi quanto i loro. Questa connivenza non salverà la figlia dal destino della madre.” Così la teorica femminista Bonnie Burtow, nel suo saggio “Radical Feminist Therapy: Working in the Context of Violence”, esplora il tema della connivenza della donna con il sistema patriarcale nella speranza di essere risparmiata dal destino delle donne che appaiono meno brillanti e indipendenti perché pienamente calate nel loro ruolo di madri, spose, casalinghe.

Il patriarcato viene inquadrato come occhio che tutto vede, una sorta di faro “spotlight” che mette in risalto le brutture delle altre donne per le donne che si sentono “vincitrici”, un filtro ingannevole che fa credere ad alcune tipologie di donne che vengono “scelte” dagli uomini come fintamente pari di essere appunto immuni dal disprezzo degli uomini in virtù dell’essere state scelte o di aver compiuto determinate scelte di carriera o istruzione. Questa sorta di occhio divino (e maligno) è stato variamente interpretato nelle opere d’arte in tutto il mondo, ma nella serie animata giapponese “Revolutionary Girl Utena”, scritta e diretta da Kunihiko Ikuhara (già tra i registi della versione animata di “Sailor Moon”) sulla base dell’omonimo manga del gruppo Be-Papas nel 1997, questa visione così permeante ed inquietante incontra gli archetipi delle fiabe tra le mura di una scuola privata. Così, la donna idealizzata e oggetto del desiderio diventa la Sposa della Rosa, un trofeo da vincere in un duello di scherma per accedere ad un potere superiore in grado di realizzare miracoli.

In questi duelli, anche le donne possono ambire a possedere la Sposa della Rosa. Il personaggio titolare della serie, la giovane Utena Tenjou, raggiunge l’Accademia Ohtori in cerca di un principe con cui ha stretto un patto quando era molto piccola. Lì incontra Anthy Himemiya, la ragazza che viene “donata” ai vincitori del duello come Sposa della Rosa, una ragazza timida ed enigmatica che si dice sia la chiave d’accesso al potere dei miracoli del Principe Dios. Proprio nel primo episodio, Utena si batte in duello con il “proprietario” in carica della Sposa della Rosa, ma invece di liberarla da questo ruolo finisce per diventarne lei stessa “proprietaria”.

Il personaggio di Utena viene fin da subito introdotto come “non conforme”: indossa un’uniforme maschile, ma non è quella della scuola; è una sportiva, è goffa, impulsiva e un po’ infantile; tutte caratteristiche che non soltanto non la inquadrano come possibile candidata all’essere una Sposa della Rosa, ma che la pongono in diretta antitesi con questo concetto. Anthy, d’altro canto, viene rappresentata come un guscio vuoto, da riempire con gli ideali e i desideri della persona che la possiede.

Tra i princìpi fondanti di “Revolutionary Girl Utena”, però, c’è che tutte le donne, a prescindere da quanto talento abbiano nell’imbracciare un fioretto e tirare di scherma – e quasi tutti i personaggi femminili della serie si batteranno in duello per ottenere il potere miracoloso di Dios – sono potenzialmente riducibili a Sposa della Rosa.

Non è importante che una donna sia attratta specificamente dagli uomini per essere eleggibile come Sposa della Rosa. L’identità della Sposa della Rosa esiste solo ed esclusivamente in relazione all’archetipo, e non può essere nient’altro che un mezzo per accedere al proprio personalissimo miracolo. Nella serie, risulta evidente che ogni donna è sottoposta dalla società ad un ciclo che la confina all’interno dell’archetipo, ed è proprio la dolorosa rottura di questo ciclo che porta a compimento il vero miracolo. Ma non è un miracolo che può compiersi senza una rottura del “guscio” rappresentata dal proprio mondo conosciuto.

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