Another End: l’amore etico e la colpa nichilista

Editoriale

Maggio 9, 2024

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Piero Messina mette su schermo l’importanza di vivere ogni attimo

Another End, pellicola del 2024 diretta da Piero Messina, racconta con dolce durezza una storia fatta di amore e sensi di colpa.

In un futuro imprecisato ma non esteticamente lontano dai nostri giorni, Sal, devastato dalla morte della moglie avvenuta per un’incidente d’auto, e dal pensiero di esserne stato la causa essendovi lui alla guida, decide, spinto dalla sorella, di avvalersi della tecnologia Another End.

Grazie ad essa, è possibile trasferire per un lasso di tempo limitato, la personalità e i ricordi della persona scomparsa in un altro corpo.

Al di là di alcune piccole lacune nella sceneggiatura, e qualche dubbio non risolto, questo film pone diversi interrogativi sulla dualità contrastante di etica e amore.
Il lutto di Sal per la perdita di Zoe è un viaggio doloroso, ma Another End non si ferma alla tristezza. Sal cerca di riportare in vita il ricordo di Zoe attraverso il corpo di Ava. Ma questa sorta di scatola umana contenente la memoria della defunta, diventa un surrogato dell’amore per il protagonista. Tuttavia, è davvero giusto creare un’illusione di una persona amata?

Sal si aggrappa ad Ava, ma ella non è Zoe. L’IA è solo un riflesso, un’ombra effimera di ciò che era. Qui emerge la questione dell’autenticità: fino a che punto possiamo accettare l’illusione come sostituto della realtà? L’etica dell’IA si intreccia con l’etica personale di Sal. La sua ricerca di conforto e senso di appartenenza lo spinge verso l’ignoto. Un ignoto che si convince di conoscere, senza però comprenderlo davvero, stabilendosi solo sui ricordi senza mai pensare al presente e a rassegnarsi ad esso.

Ma cosa significa ricordare in Another End? Sal si immerge in questa simulazione, in un mondo di innesti e sentimenti. E qui, la filosofia entra in scena. Platone avrebbe forse sorriso, vedendo Sal cercare l’essenza di Zoe nell’ombra di Ava. Heidegger avrebbe parlato del Dasein, dell’essere-là, e di come il ricordo ci definisca. Nietzsche, con il suo eterno ritorno, avrebbe detto fermamente che ogni istante è infinito, che ogni bacio è eterno. Ma nella concretezza di una persona ferita, distrutta per la perdita di ciò che ama, il ricordo è un’arma a doppio taglio capace di non lasciare scampo.

Per Sal il ricordo diviene da una parte serie di continui ripensamenti a ciò che lui e Zoe sono stati, e dall’altra un incessante martello pneaumatico che batte continuamente sui rimorsi. Ogni attimo diventa sale sulle ferite, ogni parola scandita dalla “nuova Zoe”, lo allontana sempre di più da ciò che di bello hanno vissuto assieme, trasformando tutto in un circolo vizioso fatto sempre delle stesse paure.

Ma allo stesso tempo, così come il lutto, la morte, diventano parte fondamentale dell’opera e della storia, Another End sa intingersi consapevolmente di un sottile strato di zucchero che riporta a ciò che abbiamo più caro delle nostre vite.

Perché sì, il messaggio principale che la pellicola tramuta a fondamenta, è uno solo: vivi ogni attimo con le persone che ami come se fosse l’ultimo.

Hai discusso? Chiarisci. Hai la possibilità di dire quel “Ti amo” improvviso? Dillo. E quel bacio? Dallo. Non sai mai quale potrebbe essere l’ultimo momento per te o per chi ti sta intorno. Dire semplicemente “a domani” o “dopo” non prolunga automaticamente la data di scadenza delle nostre esistenze. La vita è fatta di “adesso”. Ed è “adesso” il momento giusto, sempre.

Another End merita di essere visto. È un’opera magati imperfetta, ma realizzata con cuore, mostrando che laddove la tecnica possa perdersi, il sentimento è capace di riempire vuoti e dare più valore di una serie di inquadrature perfette.

 

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