Dal progetto alla realizzazione editoriale: come nasce una casa editrice
Fra i punti saldi della Vintage Editore c’è Sara Minervini, editor, strategist e social media della casa editrice barese nata nel 2020.
L’editore si veste di uno stile che ricorda il periodo regency e a questa corrente si rifà anche la scelta editoriale dei romanzi da esso pubblicati. L’impatto grafico è del tutto coerente con questa scelta, proponendo copertine illustrate dalle linee delicate e romantiche.
Dott.ssa Minervini, quella con la Vintage non è certo la sua prima esperienza editoriale. Vuole raccontarci un po’ di lei e del suo percorso all’interno dell’editoria?
Ho iniziato come lettrice editoriale per piccole realtà indipendenti e, man mano che mi specializzavo, sono passata alla correzione di bozze e all’editing, sempre per case editrici o autori indipendenti, anche stranieri (per un certo periodo sono stata anche traduttrice dall’inglese e dallo spagnolo all’italiano). Infine sono approdata alle comunicazioni. Nel mentre ho continuato a scrivere per magazine e riviste di settore.
In che modo la sua strada e quella della Vintage Editore si sono incrociate e cosa la entusiasma di questa realtà editoriale?
Prima della Vintage Editore, Daniela Mastropasqua dirigeva un marchio editoriale (To be continued) ed era alla ricerca di una correttrice di bozze. Io mi sono proposta, lei si è fidata. Pur essendo della stessa città non ci eravamo mai incontrate fino a quel momento. Sono passati dieci anni. Quello che mi entusiasma è il fattore umano della Vintage. In un modo o in un altro, ognuno partecipa alla vita dell’altro sapendo, qualunque cosa accada, di poterci sempre contare.
Lei nello specifico si occupa dell’area comunicazione della Vintage. Quali sono gli elementi da valutare quando si sponsorizza un progetto editoriale?
Bisogna collocare il progetto nell’esatta nicchia di riferimento, che si tratti di giornali, riviste, librerie (per le presentazioni), blogger, book influencer, etc… Non ha senso buttarlo nella mischia, rischierebbe di bruciarsi e basta. E bisogna lavorare molto in sinergia con l’autore, trovare un punto di equilibrio tra quelle che sono le esigenze di mercato (e, non nascondiamolo, di vendita) e le sue aspirazioni, desideri, speranze. Soprattutto se si tratta di esordienti.
Il Salone del Libro è sicuramente un grande traguardo per una casa editrice. Come valuta questa esperienza?
Il Salone del Libro è sempre una grande festa per tutti, lettori, editori, addetti ai lavori tutti. Ma è anche una grande fatica, un impegno enorme. Per le piccole case editrici come la Vintage è una vetrina, un modo per farsi conoscere ai lettori e conoscere i suoi lettori, spiegare il progetto, la linea editoriale. Per fare un esempio, abbiamo capito che i lettori della Vintage sono in maggioranza donne, appartengono a una certa fascia di età, e nei nostri libri ritrovano la memoria delle letture delle mamme, delle nonne, ma anche (è il caso della collana Variazioni) la memoria delle prime letture (Piccole Donne) o delle letture più amate (Orgoglio e pregiudizio). La cosa più bella è stato osservare madri e figlie che si scambiano suggerimenti e consigli di lettura.
Al SalTo2024 è stata annunciata una nuova collana della quale lei sarà la curatrice, può raccontarci qualcosa in merito?
Si tratta di una collana dedicata alla narrativa italiana contemporanea. Così come fino a questo momento abbiamo voluto dare spazio a traduttori esordienti, ora vogliamo dare spazio a penne originali emergenti.
Il primo libro uscirà in ottobre, si intitola Matching Mr Darcy, è un romance ispirato a Jane Austen, e l’autrice, Amelia S. Marte, ha presentato i primi due capitoli proprio al Salone. In questo siamo stati fortunati perché abbiamo trovato qualcosa che è sia attuale che “vintage”, così che la nuova collana non sia un cambio di rotta ma una modernizzazione, un passo avanti ma senza discostarci dalla strada maestra.
Avete già dei titoli in uscita di cui potete darci qualche anticipazione?
Possiamo anticipare qualcosa per quanto riguarda la collana degli Old Vintage: usciranno (ma non chiedetemi quando!) Aurora Floyd di Mary Elizabeth Braddon (con la prefazione di Cinzia Giorgio, scrittrice, docente di storia delle donne, direttrice di Pink Magazine) ed Evangelyne di Elinor Glyn, la scrittrice che, all’inizio del XX secolo, ha inventato il genere romance nei paesi anglosassoni ma che in Italia è pressoché sconosciuta.
Come immagina il futuro della Vintage da qui ai prossimi mesi e, perché no, fra qualche anno? Quali innovazioni dobbiamo aspettarci?
Difficile fare previsioni, soprattutto all’interno dell’attuale contingenza storico-editoriale. Siamo a un punto in cui le piccole case editrici indipendenti si trovano davanti a una scelta impossibile: snaturare gli ideali sotto cui sono nate, stravolgere le proprie linee editoriali per “bucare” i social e ottenere attenzione o aspettare che sia la bolla dei social (non dimentichiamo lo spazio che proprio il Salone vi ha dedicato) a sgonfiarsi? Da addetta stampa, questa è forse la parte più frustrante del mio lavoro: non riuscire a trovare sui tradizionali quotidiani culturali uno spazio, anche piccolo, per i nostri libri. Per quanto riguarda le innovazioni, esse sono già in atto, e più che di innovazioni si tratta di vere rivoluzioni e che non riguardano solo la Vintage. Tuttavia non posso aggiungere altro.
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