Il fascino di un formicaio ordinato e nascosto di professionisti votati alla settima arte
Chiunque frequenti un teatro conosce un presupposto basilare: ciò che ammira dalla platea, o dalla galleria, è il risultato finale di una complessa attività tecnica. L’attore, l’attrice, l’orchestra, il corpo di ballo eseguono compiti ideati e concretizzati da professionisti esemplari che si guadagnano, sul campo, lo status di artisti. Nel “retro” di ogni messinscena esiste una numerosa comunità, inserita in una rigida gerarchia progettuale.
Ma chi sono i protagonisti e le protagoniste di questa gerarchia? Chi concretizza, indirettamente, uno spettacolo teatrale?
La risposta è semplice: sono gli agenti delle “quinte”, i lavoratori e le lavoratrici che si muovono “dietro” ai protagonisti delle opere. Le “quinte”, pertanto, sono composte da una rete di instancabili pedine operative. Tra queste, vi sono gli addetti alla sceneggiatura, alla regia, alle musiche strumentate, alle luci scenografiche, al suono ambientale, all’oggettistica di scena, al trucco, ai costumi, al montaggio delle apparecchiature e al movimento meccanico dei mezzi scenici.
Dai direttori ai responsabili di settore, passando per gli operatori specializzati e gli impiegati amministrativi, sino ad arrivare agli esecutori finali della performance.
Il ruolo apicale, tra le “pedine”, è assunto da chi esegue la direzione artistica. Coordinando e presiedendo la struttura teatrale, tra le sue mansioni vi sono la valutazione dei copioni e l’integrazione di eventuali migliorie, la supervisione del bilancio economico, l’inserimento delle opere nel palinsesto, l’organizzazione degli orari di lavoro e delle prove di ogni compagnia, la cura dell’aspetto pubblicitario, la sponsorizzazione delle attività presso associazioni comunali e/o private.
Ma ogni “capo”, per svolgere efficientemente i propri compiti, necessita di una cerchia di “vice” in grado di far la differenza. E i più stretti collaboratori della direzione artistica sono i responsabili di settore.
Occupati in attività essenziali quali i casting, l’illuminazione scenica (cioè, il posizionamento delle luci, delle coperture, degli specchi), l’allestimento della scenografia (l’inserimento di sfondi a tema, di schermi per proiezioni e di oggetti di scena), la direzione dell’orchestra, la creazione delle coreografie (le esibizioni del corpo di ballo), la direzione dei macchinisti (coloro che lavorano al sipario, alle leve del palco per i cambi di scena), l’assetto acustico (corrispondente al posizionamento dei microfoni ambientali, delle casse e alla gestione volumetrica delle sonorità, delle voci), la regia e la sceneggiatura (reperibile sia esternamente – retribuendo un terzo – sia tramite uno sceneggiatore o una sceneggiatrice interni all’organico), essi sono l’anello di congiunzione tra i vertici della gerarchia e gli artisti “in prima linea”.
E i “vice” dei responsabili, invece?
Sono gli “artigiani” e le “artigiane” dell’arte teatrale: gli operatori specializzati. Uomini e donne straordinari, esperti, in grado di lavorare settimane intere solo per rifinire un dettaglio insignificante. Tra le figure più importanti, a riguardo, troviamo gli addetti macchinisti, i truccatori e le truccatrici, i costumisti e le costumiste, gli acconciatori e le acconciatrici, i montatori.
Infine, come dimenticare il lato amministrativo? A finalizzare il quadro, infatti, vi sono degli impiegati (come gli avvocati e i commercialisti, interni o esterni) che hanno il compito di tutelare, economicamente e legalmente, chi si impegna nello svolgimento delle attività.
Insomma: dietro ogni singola scena, ogni singolo atto, si muove un mondo intero. Di enorme valore.
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