Sfumature linguistiche e tanto studio: l’oro delle case editrici

Editoriale

Maggio 4, 2024

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Nascosti, ma indispensabili. Federica Mastronardi racconta il mondo dei traduttori

Federica Mastronardi, dottoressa magistrale in lingue, è una giovane traduttrice che collabora con la Vintage Editore. Per comprendere meglio il ruolo, spesso dimenticato o messo da parte, del traduttore ci siamo rivolti alla dottoressa per comprendere la sua opinione.

La Vintage Editore è una casa editrice che fa della traduzione uno dei suoi punti cardine. Lei, dottoressa Mastronardi, ha tradotto in collaborazione con l’editore “Una lettera da Monaco” di Meg Levis e la traduzione del romanzo ha costituito l’oggetto della sua tesi di laurea magistrale. Com’è stato conciliare il lavoro con lo studio e com’è giunta a collaborare per tale progetto alla Vintage Editore?

Durante i miei studi in traduzione specialistica ho deciso di avvicinarmi al mondo della traduzione editoriale “sfruttando” il tirocinio curriculare. Ho contattato quindi la Vintage Editore proponendo alla sua editrice una collaborazione con l’università, la quale non solo ha accettato di buon grado ma mi ha proposto di tradurre un intero romanzo. Ed è così che è nata prima la traduzione di Una lettera da Monaco e poi la sua attenta analisi nella mia tesi. È stato un sogno poter mettere le mani in pasta ancor prima della laurea e motivo di grande orgoglio rendere il mio lavoro un caso di studio.

La scelta di questo titolo per lei è stata obbligata da esigenze di studio oppure è stata spinta da una curiosità in particolare? Inoltre, come si è approcciata al testo ed in generale come si approccia alla traduzione?

Trattandosi di un tirocinio, è stata l’editrice a scegliere per me questo titolo considerando il mio percorso di studi e mai scelta fu più azzeccata. Il mio approccio al testo mirava a trovare un compromesso tra l’obbiettivo comunicativo dell’autore e le esigenze del lettore della traduzione.

Per quanto riguarda la sua formazione, lei ha seguito un percorso di studi tradizionale, ma cosa pensa delle accademie di traduzione o dei corsi proposti online? Lei parteciperà, magari come docente, a qualche corso proposto dalla Vintage Editore?

Credo non sia possibile paragonare un percorso di studi universitario a corsi specifici, io stessa dopo la laurea ho seguito un corso online per specializzarmi ulteriormente in quest’ambito, ma la maggior parte delle competenze, il metodo e gli strumenti che applico nel mio lavoro derivano da formazione accademica. E poiché la formazione non è mai abbastanza, quando la Vintage proporrà qualche altro corso sarò sicuramente tra i primi iscritti, ma prima di potermi sedere dall’altro lato della cattedra c’è ancora molta strada da fare.

Dietro il suo lavoro vi è una filosofia di traduzione? Ha un obiettivo in particolare oltre al riportare il testo in italiano?

Nei lavori svolti finora, in base al target di riferimento e al tipo di testo tradotto, il mio obbiettivo è stato quello di far immergere il più possibile il lettore nella cultura del testo originale stuzzicando la sua curiosità, cercando un equilibrio tra la chiarezza del testo e il fine educativo.

Come si è avvicinata al mondo della traduzione editoriale? Cosa l’ha spinta ad entrare in questo mondo e qual è la sua opinione sul ruolo del traduttore, che sicuramente ha il merito e l’arduo compito di trasporre lo stile, i pensieri e le parole di un dato autore. Inoltre, visto il ruolo del traduttore, cosa pensa dell’inserimento della categoria dei traduttori nel premio Strega? Ne è felice? Ha ambizioni in merito?

Da avida lettrice di romanzi e appassionata di lingue e letterature straniere, l’approdo nel mondo della traduzione editoriale è stato per me naturale. Sono stata attratta dal fascino di poter dare una voce italiana ad autori stranieri che senza traduttori non avrebbero modo di rendere la loro letteratura e cultura internazionali, di poter mettere in circolo pensieri e parole che altrimenti rimarrebbero chiusi dentro determinati confini. Il ruolo del traduttore è spesso sottovalutato nonostante possa definirsi “secondo autore” dell’opera, ma finalmente l’inserimento di questa categoria nel premio Strega è un chiaro segnale di questa nuova concezione.

Naturalmente, come ogni mestiere, il lavoro del traduttore viene retribuito. Essendo l’editoria un settore complesso, pensa che la retribuzione come traduttrice sia adeguata e che in prospettiva di un futuro si possa ambire a compensi più generosi?

Il fatto che la maggior parte dei traduttori non viva di sola traduzione la dice lunga sulla questione.

L’AI è uno strumento grandioso in continua evoluzione. Crede che in un futuro possa soppiantare il ruolo del traduttore, considerando che oggi questo strumento è ancora in fase embrionale? Oppure, secondo lei, si affiancherà semplicemente al traduttore per semplificarne il lavoro, essendo comunque il testo un organo complesso e importantissimo del mondo editoriale?

Nonostante la presenza sempre più importante dell’AI nei processi traduttivi, credo che il traduttore editoriale non potrà mai essere del tutto sostituito dalla macchina date le molteplici sfumature stilistiche, linguistiche, di significato e culturali comprese in un testo letterario, ma soprattutto non potrà mai essere sostituita la sua creatività.

Attualmente, sta lavorando a nuovi progetti? Ha qualche nuova traduzione nel cassetto che ha intenzione di pubblicare con la Vintage Editore?

Sì, io e la Vintage siamo al lavoro su un nuovo progetto. Stay tuned!

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