Dove va la Poesia Italiana?

Editoriale

Maggio 4, 2024

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Descrizione breve della poesia contemporanea italiana: com’è difficile essere poeti!

Poesia deriva da poiein, che significa fare, creare. Oggi invece la poesia è vista come un passatempo, come puro ozio e perciò inutile, improduttiva. La poesia è diventata sempre più marginale.

Già Baudelaire aveva scritto della perdita d’aureola e più recentemente Fortini aveva intuito la fine del mandato sociale. Montale nel suo discorso per il premio Nobel aveva sostenuto che probabilmente la poesia non era più possibile nella società di comunicazione di massa e ciò si è avverato ormai perché abbiamo comunicazione senza poesia e una poesia che spesso non è più comunicativa.

Alfonso Berardinelli scrive che la poesia italiana di questi anni è banale o illeggibile. C’è chi sostiene che tutto sia già stato scritto e chi pensa, come lo stesso Fortini: “Nulla è sicuro. Ma scrivi”. In poesia oggi è molto difficile innovare e ancora più difficile trovare lettori, senza abbassare la qualità. Sulla crisi della poesia italiana si potrebbero fare discussioni interminabili e forse non si verrebbe a capo di niente. C’è chi pensa che sia addirittura inutile discuterne e chi sostiene che invece sia il problema dei problemi, che però viene costantemente rimosso dalla comunità artistica.

 Eppure, nonostante pochissimi italiani sappiano dire i nomi di cinque poeti connazionali viventi, nel web esiste un grande fermento. Ogni giorno nascono siti, blog e riviste di poesia, al punto che in questo mare magnum si finisce per essere spaesati, disorientati. Non c’è poeta o poetessa, vera, sedicente o aspirante che non abbia un sito o non collabori con qualche realtà: forse è addirittura il miglior modo di autopromuoversi gratuitamente. È difficile valutare la qualità dell’offerta.

A volte viene da chiedersi cosa resterà tra cinquant’anni di tutti questi scritti pubblicati in rete, se qualche italianista li raccoglierà, li studierà e se avranno in futuro la stessa legittimazione culturale dei libri. Forse la poesia italiana contemporanea non è arrivata al capolinea ma semplicemente al bivio: da una parte l’editoria a pagamento e dall’altra il self publishing, i literary blog, le riviste online. Oppure forse  le due cose possono coesistere. Vedremo in futuro gli sviluppi.

A ogni modo, nonostante i poeti siano tutti connessi e amici su Facebook, come sottolineava Nanni Balestrini, oggi fanno rete sui social ma non fanno più gruppo nella vita reale: non ci sono più comunità d’intenti, collettività e sono rari i veri sodalizi. Oggi i poeti preferiscono le email, i social, i commenti nei blog.  Un tempo  esisteva la Neoavanguardia che faceva gruppo, al punto che Gene Gnocchi, ironizzando, scrisse che non si sapeva quanti fossero quelli del gruppo 63, e gli autori neosperimentali, che lavoravano singolarmente. Oggi i poeti vivono appartati, defilati e rompono il loro isolamento solo saltuariamente, più per esigenze interiori fisiologiche che per volontà effettiva di costruire qualcosa insieme. Insomma la competizione ha avuto la meglio sulla cooperazione.

D’altronde dove dovrebbero ritrovarsi fisicamente i poeti oggi? In quali luoghi? In quali spazi? I caffè letterari ad esempio sono pochi e in crisi, perché non frequentati. A ritrovarsi pubblicamente c’è il rischio di politicizzare la poca poesia rimasta, perché alcuni con la scusa della letteratura vogliono fare politica e le uniche  che offrono spazi gratuiti ai poeti sono realtà orientate politicamente. E poi il pubblico dov’è? Ecco allora che sono diventati popolari gli slam poetry con i limiti intrinseci del caso e tutti i benefici d’inventario. Ecco che si staglia all’orizzonte la figura del poeta postmoderno, sempre più presenzialista, performer, multitasking!

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