Il secondo capitolo di Dune si conferma un film cult di questo decennio
Dopo tre anni dall’uscita di Dune Parte 1 è giunto il momento del sequel: pellicole tra le uscite cinematografiche più attese degli ultimi anni, basati sui romanzi fantascientifici di Frank Harbert e diretti da Denis Villeneuve. Il cast si compone nuovamente da Timothée Chalamet (Wonka), Rebecca Ferguson (Mission impossible), Zendaya (trilogia di Spiderman), Josh Brolin (Avengers Endgame – Avengers Infinity war), Dave Bautista (trilogia dei Guardiani della galassia), Stellan Skarsgård, Charlotte Rampling e Javier Bardem, con l’aggiunta al cast corale di Christopher Walken, Florence Pugh (Oppenheimer), Austin Butler (Elvis), Léa Seydoux e Souheila Yacoub.
Nel 2022 il primo capitolo ha fatto incetta di premi, tra cui quello per i migliori effetti speciali, un Oscar e un Golden Globe per la migliore colonna sonora composta da Hans Zimmer, un Oscar per la fotografia, l’Oscar per la scenografia, il miglior montaggio, un AFI Award, un premio dalla Bristish Academy, un premio per la miglior attrice (Zendaya) da Nickelodeon Kids’Choice Award, un premio Hugo per la miglior rappresentazione drammatica, per citarne alcuni.
Appare chiaro che ripetere l’impresa fosse prova assai ardua, eppure riuscita: entrambi i film mantengono un livello altissimo sotto ogni punto di vista, grande cura riversata su tutti gli aspetti tecnici. Da applaudire le ottime performance attoriali, tra cui risalta l’interpretazione di Austin Butler che ha dato vita all’antagonista di Paul, Feyd-Rautha di casa Harkonnen con tutto il suo sadico carisma e le spietate doti da guerriero.
Proprio come il primo film, anche il secondo presenta una pregevole la sceneggiatura, grandiosi gli effetti visivi e una colonna sonora decisamente suggestiva. Non stupirebbe affatto se anche questo episodio ricevesse numerosi riconoscimenti. La trama è più veloce di quella del prequel, nel primo caso vi era l’intero world building dell’universo di Dune da introdurre, ma in questo secondo capitolo, fin dai primi minuti si va dritti al cuore della storia.
Vi è più azione, più chiarezza e concisione descrittiva, con una moderata dose di introspezione dei protagonisti che non stanca lo spettatore, nonostante la lunghezza e la serietà incessante. Grazie ai continui colpi di scena e ai momenti drammatici quanto eroici, le rapide sequenze mantengono viva l’attenzione, le coreografie degli scontri tra Harkonnen e Fremen sono ben pensati e danno vita a successioni dirette egregiamente dal regista, decisamente appassionanti i duelli corpo a corpo. Nonostante la grande attenzione riservata alle scene di lotta, si ritaglia comunque spazio agli intrighi, alla profezia dell’eletto e alla delicata storia romantica che coinvolge Paul e Chani.
Il senso della pellicola anche se fantasiosa e futuristica è sociale. Il bisogno di ribellarsi all’oppressione è un desiderio puramente umano e ne consegue la sete di giustizia. I Fremen combattono per la libertà e la sopravvivenza con grande passione e ferocia, sono stati a lungo oppressi e sfruttati per la spezia. Questi temi rendono la pellicola profondamente attuale e realistica, da un certo punto di vista. Paul, come ogni eroe predestinato, per quanto desideroso di giustizia verso il padre e la sua gente, sa che dovrà compiere grandi sacrifici e dovrà sporcarsi le mani per raggiungere gli obbiettivi. Spesso la linea tra luce e oscurità è un confine sottile.
Con il record d’incassi registrati al botteghino e le ottime recensioni dalla critica mondiale, appare chiaro che questa sarà sicuramente la nuova saga cult di questo decennio.
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