Come la digitalizzazione dell’arte teatrale ha rivoluzionato un intero settore
Tutte le rivoluzioni possiedono una storia affascinante: oltre ad aver fatto un pezzo della nostra storia, hanno cambiato il nostro modo di comprendere i fatti. Ci hanno donato una nuova visione delle cose. Un nuovo orizzonte da cui osservare le opere teatrali, ad esempio.
Il fattore principale che ha rivoluzionato l’arte del palcoscenico, in particolare, ha un nome ben preciso: digitalizzazione. Infatti, le esibizioni teatrali (mute, recitate, musicate, cantate) non sono rimaste estranee all’arrivo della programmazione digitale, risalente alla seconda metà degli anni duemila.
Gli esempi che potrebbero essere citati sono tanti. E tutti interessanti.
Nel 2008, i membri della “Berliner Philharmoniker” ebbero un’idea: eseguire un concerto, contemporaneamente, sia in presenza che in modalità “streaming”. Cioè, trasmettendo l’esibizione sulle prime piattaforme virtuali. Ciò permise alla filarmonica tedesca di realizzare la propria “Digital Concert Hall”. Non un semplice insieme di elementi tangibili, quindi, ma una “doppia sala” ove la performance poteva essere ammirata dal pubblico presente e da quello “collegato” da remoto.
Col trascorrere del tempo, il progresso tecnologico non si è arrestato. Poco fa alcuni nuovissimi strumenti, ultramoderni, sono comparsi nel nostro quotidiano: i sistemi dotati di “Intelligenza Artificiale”.
Si tratta di software in grado di replicare la progettazione, la strutturazione e lo sviluppo di molteplici opere dell’ingegno umano. Possono creare descrizioni di eventi o ipotesi, spontaneamente; possono ricercare informazioni utili e in pochi secondi; possono correggere testi complessi o comporli dal nulla, inserendo nel programma usato delle parole-chiave elementari (come nel caso di ChatGPT).
La “British Theater Guide”, autorevole rivista del settore ha intuito, immediatamente, i vantaggi derivanti dall’utilizzo dei suddetti software: un cospicuo abbattimento dei costi di produzione degli spettacoli.
E i vantaggi risultano, a dir poco, futuristici. Futuristici come la programmazione di una regia “intelligente“. A Charlotte, presso la “North Carolina University”, un gruppo di esperti ha realizzato il “Direttore Artificialmente Intelligente”, detto “AID”. Si tratta di un sistema informatico che, processando una sceneggiatura già esistente (come l’Amleto, di Shakespeare), riesce a riprodurre figure attoriali immaginarie, dirigendole su un piano calcolato, imprimendo ai personaggi la caratterizzazione specifica (cioè, quella assegnata a ognuno/a nell’opera) e posizionandoli, scenicamente, verso la platea.
Anche il campo della sceneggiatura, così come quello della regia, non sfugge alla futuristica digitalizzazione. Lo può confermare la regista statunitense Annie Dorsen.
Specializzata nell’uso dei mezzi digitali, riesce a creare soggetti e dialoghi complessi senza l’ausilio di professionisti reali, elevando gli algoritmi dei programmi a maestri della scrittura creativa. Lo spettacolo elaborato, poi, viene recitato da robot, o proiezioni multidimensionali, oppure da attori fisicamente presenti, proponendo ogni sera un genere teatrale differente.
Un’altra, straordinaria tecnica digitale è stata perfezionata, nel 2020, da un team di ricercatori cechi della prestigiosa “Accademia delle Arti dello Spettacolo” di Praga. Sono gli autori del progetto “THEaiTRE”, in grado di mettere in scena il primo spettacolo teatrale completamente computerizzato: tale risultato è stato reso possibile grazie all’inserimento di sceneggiature corrette e settate in inglese (o in ceco, a seconda delle versioni da trasporre) nel programma avanzato, in modo tale da riprodurre fedelmente l’opera scelta. In tutti gli aspetti artistici e tecnici.
Una nuova visione del mondo teatrale.
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