Il chitarrista campano spopola negli States con numerosi riconoscimenti e nuovi progetti
Alessio Ammendola, eclettico artista campano, inizia i suoi studi di chitarra già in tenera età, sotto l’esperta guida di chitarristi noti nel panorama musicale italiano, tra cui Luca Gelli dei Dirotta Su Cuba. Trasferitosi a Firenze, frequenta diverse Masterclass in Scrittura, Teoria del Suono, Tecniche didattiche e Music Business e nel 2015 si diploma all’Accedemia Lizard con il massimo dei voti, conseguendo una Menzione Speciale per Merito. Ottiene la cattedra di insegnante alla Lizard di Milano e di Lecco, ne diventa direttore, raggiungendo, così, il record di musicista più giovane d’Italia a gestire una scuola Lizard. La sua carriera è costellata di numerosi successi artistici. Nel 2017 diventa endorser italiano per il noto marchio di chitarre, Suhr e cavi Klotz. È ambasciatore del marchio Lizard, entra a far parte della compagnia teatrale Operà Populaire come chitarra solista,portando in scena i più acclamati musical alla presenza di Sir Andrew Lloyd Webber. Dal 2023 vive a Los Angeles, città in cui ottiene ben quattro borse di studio nel prestigioso college Musicians Institute. Incuriosita da questo giovane talento, l’ho intervistato per carpirne i segreti.
Dall’età di quattordici anni si è dedicato allo studio della chitarra elettrica, frequentando l’ Accademia Lizard, ma a che età ha scoperto la passione per questo strumento?
È difficile capire come questa passione sia nata perché provengo da una famiglia in cui nessuno ha una predisposizione musicale. Credo, dunque, che fosse innata, perché guardando in TV video musicali, mi ritrovavo sempre ad imitare le movenze dei chitarristi. Mia madre, mossa da questo, mi spinse a prendere le mie prime lezioni di chitarra classica all’età di 9 anni.
C’è stato un chitarrista di particolare ispirazione per il suo percorso di musicista?
Come musicista professionista sono in costante evoluzione dal punto di vista delle “ispirazioni” perché sono quelle continue dosi di carbone che mantengono accesa la fiamma dell’entusiasmo. Di sicuro la prima influenza fu “Slash”, ma negli anni a venire “Marty Friedman” divenne il mio punto di riferimento, non tanto per il suo stile chitarristico, quanto per le sue scelte private: abbandonare una band del calibro dei Megadeth per trasferirsi in Giappone. Il concetto di mollare tutto per ricominciare daccapo per me è un atto molto coraggioso e raro da trovare, una vera fonte di ispirazione per combattere le nostre paure più grosse.
Molti concordano nell’affermare che la personalità di un chitarrista si evinca dal picking, dai bendig e dal timing. È d’accordo con questa affermazione? E quanto tempo dedica ancora oggi allo studio e al perfezionamento di queste tecniche?
Da quando mi sono trasferito in America ho avuto modo di incontrare dei veri professionisti ed è qui che capisci un concetto: per ottenere un ruolo in una band di qualsivoglia progetto (teatro, crociere, studio session o turnismo) quello che vorranno vedere e sentire è la tua personalità. Appoggio, dunque, il sentimento per il quale bending, vibrato, attacco del plettro siano elementi che fanno la differenza per il successo di un musicista, per lo meno negli States. Venendo da un background prettamente orientato verso la tecnica pura, qui mi sono piacevolmente trovato ad affrontare una nuova sfida e sono molto contento di poter dire di continuare ad avere voglia e piacere nello studiare, anche dopo 15 anni da chitarrista. Oggi quando mi trovo intento a curare le mie sessioni di pratica, mi concentro sullo studio di chitarra ritmica in diversi stili, recording e mixing su Logic e tante altre cose che potrebbero risultare di contorno, ma in realtà sono fondamentali quando si è veri professionisti del settore. È dato per scontato che a quel punto uno sappia suonare il proprio strumento, quindi si lavora su altro per poter convincere che “tu sia migliore” (anche se sarebbe più corretto dire “tu sia più adatto”).
Attualmente suona per due band californiane, i NEONMOMS e gli SVI. Com’è avvenuto l’incontro con le sonorità e con gli altri elementi di queste band?
I membri dei NEONMOMS li ho conosciuti al Musicians Institute e con loro mi sono trovato a fare delle esperienze molto interessanti. Abbiamo suonato al Viper Room, al Whisky a GoGo e ogni altro locale “storico” di Hollywood dove tutte le mie band di riferimento hanno suonato. Con gli SVI, invece, è stato diverso perché sono tutti musicisti che vengono da esperienze con labels e abbiamo un management dietro che ci permette di puntare ad obiettivi molto concreti. Siamo sul punto di realizzare il nostro primo EP ed il nostro singolo di debutto “5D” sta andando molto bene sulle piattaforme digitali e ha già attirato le attenzioni di A&R di varie etichette. Per me è fondamentale, prima della musica stessa, questo messaggio: nella vita di ognuno di noi ci sono stati degli eventi dolorosi che ci hanno spinto all’isolamento e alla sofferenza, ma vorremmo far capire che nessuno è solo. Ci saranno sempre persone che hanno provato le nostre stesse sofferenze e saranno pronte a tenderci una mano. La vita di per sé non è difficile, sono le persone che incontriamo a renderla tale, per questo è cruciale circondarsi di quelle che mostrano interesse e attenzione nei nostri confronti.
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