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Cosa si cela dietro le abitudini?
Il meccanismo stimolo-routine-ricompensa e l’analisi scientifica di Duhigg
Possiamo anche non rendercene conto ma non c’è dubbio che gran parte del nostro comportamento è caratterizzato da azioni automatiche che ogni giorno compiamo nello stesso identico modo: le abitudini.
Queste sono difficili da acquisire e, allo stesso tempo, difficili da cambiare o abbandonare. Motivo per il quale è di fondamentale importanza comprendere gli aspetti scientifici dei meccanismi di formazione e dei meccanismi di abbandono delle abitudini.Nel suo libro “The Power oh Habit”, Duhigg illustra molte scoperte scientifiche avvenute negli ultimi decenni, importanti per comprendere le dinamiche alla base delle abitudini.
In particolare, il meccanismo che caratterizza la formazione di un’abitudine – meccanismo comune a tutte le abitudini e a tutti gli individui – è stato individuato essere del tipo stimolo-routine-ricompensa.
Ciò significa che ogni abitudine, una volta formatasi e dunque acquisita dalla nostra mente e dal nostro corpo, sarà sempre prima innescata da uno “stimolo”, poi “messa in atto automaticamente per routine” e, infine, seguita da una “ricompensa” legata allo scopo-risultato dell’abitudine stessa. Ogni volta che si ripresenta lo stesso stimolo in un individuo nel quale è già presente e radicata una specifica abitudine, lo stimolo la innesca e la ricompensa la rafforza secondo un processo ciclico e iterativo. Charles Bukowski affermava che “La gente si aggrappa all’abitudine come a uno scoglio, quando invece dovrebbe staccarsi e buttarsi in mare. E vivere.”
Probabilmente, il poeta pulp aveva ragione, dato che ciò che spesso manca e non si riesce ad acquisire è la consapevolezza alla base delle proprie abitudini.
Diventiamo, con il passare del tempo, dipendenti dalle nostre abitudini che, pur se non funzionali alla crescita e allo sviluppo, ci permettono di rimanere “tranquilli” nel nostro “piccolo mondo” e ci “proteggono” dalle incertezze e dalle paure di un viaggio alla scoperta del mondo esterno.
Elogio delle abitudini
Ogni sistema che apprende deve essere “ambidestro”, vale a dire deve basarsi su due processi complementari: Mettere a frutto (Exploitation) ed Esplorate (Exploitation). Il primo persegue una cera stabilità e il secondo, che si appoggia al primo, persegue una certa agilità. Il primo riduce il rischio complessivo legato ai comportamenti collaudati, il secondo lo si avventura in comportamenti nuovi che presentano quelche rischio. La zona di comfort (coi benefici delle “ricompense” descritte da Duhigg) è dunque essenziale alle esplorazioni libere che danno altri tipi di ricomense (ad esempio una picevole eccitazione) e un guadagno di apprendimento. La paura ci allontana dagli eccessi di esplorazione e la noia (o l’appetito di novità) ci fa invece esplorare fuori dalla zona di comfort. Il libro di Duhigg si sofferma un po’troppo sulle controindicazioni dei comportamenti abitudinari. Credo che andrebbero rivalutati perché questi hanno una funzione nel creare un buon “campo base” da cui partire per l’esplorazione.
Elogio delle abitudini
Ogni sistema che apprende deve essere “ambidestro”, vale a dire deve basarsi su due processi complementari: Mettere a frutto (Exploitation) ed Esplorate (Exploitation). Il primo persegue una cera stabilità e il secondo, che si appoggia al primo, persegue una certa agilità. Il primo riduce il rischio complessivo legato ai comportamenti collaudati, il secondo lo si avventura in comportamenti nuovi che presentano quelche rischio. La zona di comfort (coi benefici delle “ricompense” descritte da Duhigg) è dunque essenziale alle esplorazioni libere che danno altri tipi di ricomense (ad esempio una picevole eccitazione) e un guadagno di apprendimento. La paura ci allontana dagli eccessi di esplorazione e la noia (o l’appetito di novità) ci fa invece esplorare fuori dalla zona di comfort. Il libro di Duhigg si sofferma un po’troppo sulle controindicazioni dei comportamenti abitudinari. Credo che andrebbero rivalutati perché questi hanno una funzione nel creare un buon “campo base” da cui partire per l’esplorazione.