Casa della Poesia: la storia di un sogno

Il centro culturale e i grandi della letteratura mondiale: da Hirschman a Ferlinghetti

Quando verso tra la fine degli anni Novanta e inizio millennio, sei poco più di un adolescente e tua madre ti porta negli spazi mistici di un convento – sulla collinetta del Monticello di Baronissi – potresti pensare ad una forzatura coatta tendente al recupero di una conversione cattolica. E invece fu una conversione alla poesia, perché in una delle sale della struttura francescana veniva periodicamente ospitata una squadra di poeti, scrittori, agitatori culturali, tutti sotto lo stendardo di Casa della Poesia. Lì, tra le mura di una stanza di pochi metri quadrati potevi incontrare dal vivo Carlos Nejar e ascoltare Miei cari vivi, o assistere ai confronti/scontri tra Jack Hirschman e Lawrence Ferlinghetti, assistere alle proiezioni di cineasti indipendenti come John Cassavetes (memorabile il capolavoro Una moglie, del 1975) o ancora alle serate speciali dedicate ad Allen Ginsberg. In seguito, dalle alture conventuali, la casa dei poeti si trasferì in un palazzetto di fronte, dove si è materializzato l’orizzonte di una casa editrice, un archivio e una vasta biblioteca, componenti essenziali di quel che è ormai un hub culturale, riferimento per scuole e festival internazionali. Sergio Iagulli e Raffaella Marzano, con la condivisione di grandi anime come Izet Sarajlić (compianto poeta bosniaco, amico di Alfonso Gatto e presidente onorario di Casa della Poesia), portano avanti il progetto (ampliato dal 2008) che include la fondazione di una videoteca, uno spazio performativo, gli alloggi per i poeti provenienti da tutto il mondo.

Sergio da dove nasce l’idea?

Fu presentata nel 1996, ma venivamo dal periodo fertile degli anni Ottanta, già eravamo attivi nell’organizzazione di incontri e di eventi. Avevamo accumulato materiali, idee e rapporti d’amicizia, mancava una giusta collocazione e abbiamo pensato ad un luogo fisico che potesse accogliere queste cose. In più eravamo negli anni Novanta, in piena guerra nei Balcani, con la dissoluzione della ex Jugoslavia. In quel paese viveva il grande Sarajlić che aveva deciso di rimanere nella città martire, la sua Sarajevo, sotto i bombardamenti. Pensammo a come sarebbe stato bello poter offrire accoglienza ai poeti che arrivavano da luoghi oppressi da problemi politici o guerre. Immaginammo una vera casa e luogo di accoglienza. Dopo molti anni di attività e sedi instabili, stanchi di aspettare risposte dalle istituzioni, in una delle nostre solite follie che hanno caratterizzato questi 30 anni, abbiamo deciso di fare da soli, prendendo in fitto una palazzina a Baronissi. La nostra sede.

Cosa significa Casa per voi?

Le persone che vengono qui costruiscono un rapporto diverso dal solito. Si trasforma in altro, spesso in questi spazi conviviamo con i poeti, anzi ne viviamo il quotidiano. Nel corso dei nostri incontri e attività abbiamo avuto circa 400 passaggi di poeti da ogni parte del pianeta. Un luogo fisico, ma anche virtuale, grazie al sito, all’iniziativa della poesia della settimana, il blog Potlatch.  E poi la nostra casa editrice, Multimedia Edizioni, nata un paio di anni prima di Casa della poesia. Avevamo davanti agli occhi quelli che erano stati i grandi raduni poetici negli Stati Uniti, con l’incontro tra il corpo del poeta e i lettori. Sono nati così i grandi festival a Salerno, Napolipoesia, Il cammino delle comete a Pistoia, eventi a Trieste, Amalfi.  Il festival che ci è rimasto nel cuore, forse il più impegnativo, durato per 10 anni, fu quello dedicato agli incontri internazionali di poesia a Sarajevo, dove omaggiammo Izet.

Quali sono i percorsi del 2024?

Continueremo a gestire la Casa, che già di per sé è un progetto estremamente impegnativo. Voglio ricordare che non riceviamo alcuna forma di finanziamento pubblico, è tutto a nostro carico. Devo dire che in questo periodo si stanno concretizzando molti nuovi progetti. Siamo stati incaricati dalla Direzione regionale dei musei della Lombardia di curare la valorizzazione di aree archeologiche minori, attraverso incontri e festival della poesia. Siamo a Desenzano del Garda, Val Camonica, Sirmione. Tra l’altro questa cosa ci ha anche stimolato a mettere insieme poesia e archeologia. Abbiamo invitato una serie di poeti in quei luoghi, per commentare opere archeologiche, uno squarcio, un mosaico, un paesaggio, un luogo. Realizzeremo una serie di pannelli in cui saranno esposte le composizioni e un QR code darà la possibilità di ascoltare la voce del poeta che legge. Abbiamo avuto anche una serie di nuove donazioni per la biblioteca che ormai consta di oltre15mila volumi. Stiamo avviando una Casa della poesia in area rurale, a Oliveto Citra. E procedono anche i percorsi di Voci Migranti nelle scuole delle nostre città, progetto finanziato e supportato dal Comune di Salerno attraverso l’assessorato alla Pubblica istruzione, mentre lo Spirito dei luoghi gode del sostegno della Provincia di Salerno. In particolare stiamo lavorando al nuovo libro di Massimo Baraldi, Il giro del mondo in 80 bambini, che ci vede operare con i piccoli di scuola elementare e prima media. Il volume è stato illustrato da Ida Mainenti, mentre Giuseppe De Marco ne ha curato la veste grafica.

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Autore

  • Davide Speranza

    Narratore e giornalista. Diplomato al Master in Editoria Giornalismo e Management Culturale all’Università de “La Sapienza” (a pieni voti, con una tesi sul caso editoriale dello scrittore Raymond Carver). Studia Ufficio Stampa e Pubbliche Relazioni presso la COM2 e consegue il Master SEMA (narratologia, drammaturgia e editoria) al Suor Orsola Benincasa di Napoli. Diventa giornalista pubblicista (laCittà, Il Mattino); addetto stampa di enti e gruppi culturali, organizzatore di eventi e curatore di rubriche radiofoniche (“La Meglio Gioventù”, “Italian Rhapsody”). Ha collaborato con la piattaforma Federica.EU Centro Weblearning d'Ateneo Federico II di Napoli. Scrive per riviste d’attualità e cultura. Soggettista e autore del corto “La tela del ragno” e del docuclip “Djelibit”. Fondatore del collettivo di comunicazione METAFORA. Ha scritto storie a fumetti e monologhi per il teatro. Per la narrativa ha pubblicato “Mazza n°8” sulla rivista di RAI ERI; “Lo Ziqqurat” sulla rivista letteraria Inchiostro; “L’uomo che seguiva il riflesso della luna” per Progettocultura di Roma; "Anche i piccioni muoiono" è finalista al Premio Letterario Internazionale Nova Sociale; pubblica nell’antologia di Historica Edizioni il racconto "Il culo del mondo". Sceneggiatore per tour culturali in Realtà Aumentata, redattore case editrici, storyteller del Museo didattico della fotografia MuDiF, dell'Afi-Falaut e della compagnia Artenauta. I suoi “fuochi” sono la lettura e la scrittura. Ama il teatro e il cinema. È convinto che il caos sia l’anticamera della soluzione.

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Davide Speranza

Narratore e giornalista. Diplomato al Master in Editoria Giornalismo e Management Culturale all’Università de “La Sapienza” (a pieni voti, con una tesi sul caso editoriale dello scrittore Raymond Carver). Studia Ufficio Stampa e Pubbliche Relazioni presso la COM2 e consegue il Master SEMA (narratologia, drammaturgia e editoria) al Suor Orsola Benincasa di Napoli. Diventa giornalista pubblicista (laCittà, Il Mattino); addetto stampa di enti e gruppi culturali, organizzatore di eventi e curatore di rubriche radiofoniche (“La Meglio Gioventù”, “Italian Rhapsody”). Ha collaborato con la piattaforma Federica.EU Centro Weblearning d'Ateneo Federico II di Napoli. Scrive per riviste d’attualità e cultura. Soggettista e autore del corto “La tela del ragno” e del docuclip “Djelibit”. Fondatore del collettivo di comunicazione METAFORA. Ha scritto storie a fumetti e monologhi per il teatro. Per la narrativa ha pubblicato “Mazza n°8” sulla rivista di RAI ERI; “Lo Ziqqurat” sulla rivista letteraria Inchiostro; “L’uomo che seguiva il riflesso della luna” per Progettocultura di Roma; "Anche i piccioni muoiono" è finalista al Premio Letterario Internazionale Nova Sociale; pubblica nell’antologia di Historica Edizioni il racconto "Il culo del mondo". Sceneggiatore per tour culturali in Realtà Aumentata, redattore case editrici, storyteller del Museo didattico della fotografia MuDiF, dell'Afi-Falaut e della compagnia Artenauta. I suoi “fuochi” sono la lettura e la scrittura. Ama il teatro e il cinema. È convinto che il caos sia l’anticamera della soluzione.

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