Un giovanissimo Da Vinci al setaccio nel secondo best seller edito da Newton Compton
Di Leonardo Da Vinci sappiamo davvero tanto. E altrettanto ci è stato proposto dalla fantasia di scrittori, registi e sceneggiatori, che hanno consegnato al pubblico – quasi sempre – una reinterpretazione del genio maturo, ormai inarrivabile.
Già attraverso questa considerazione si può ben comprendere l’originalità del Leonardo di Luca Arnaù, genovese di nascita e milanese d’adozione, giornalista, direttore di riviste e agenzie di stampa di caratura nazionale, che ci ha regalato un Leonardo acerbo, la cui genialità è un germoglio intento a crescere.
Sfruttando una solidissima impalcatura storica, non scevra di lecite licenze che non ne minano la credibilità, Arnaù affida al lettore il secondo capitolo del Da Vinci investigatore, dopo il clamoroso successo de Le dieci chiavi di Leonardo di un anno fa.
Siamo nel 1482 e Firenze è alle porte di un’imminente guerra con la città di Milano. Il giovanissimo Leonardo viene convocato alla corte di Lorenzo de’ Medici da sua Signoria in persona: un invito, questo, che non può essere rifiutato, tutt’al più se si hanno degli interessi precisi all’interno dei palazzi che detengono il potere della città. Leonardo e il Magnifico già si conoscono e qui la realtà storica si mescola meravigliosamente con la fantasia dell’autore. In effetti, il genio italiano frequentava davvero la corte di Lorenzo e Arnaù ha descritto già nel primo libro un loro incontro, occasione in cui Leonardo ha potuto dare dimostrazione delle sue qualità, indossando – quasi per caso – le vesti dell’investigatore. Ma Da Vinci è dopotutto un artista e un inventore, una mente che poco trova lusinghiera la risoluzione di casi, sebbene fondamentali per la vita di sua Signoria, e che piuttosto ricerca applicazioni di ben altra specie. Declinare l’invito del signore di Firenze è pertanto impossibile! E così, il 5 aprile del 1482, in occasione del Venerdì Santo, l’intera città è raccolta presso la piazza del Duomo di Santa Maria del Fiore. Il Gonfaloniere di giustizia Pietro Ridolfi arringa la folla nel tentativo di persuadere i fiorentini della bontà della scelta di entrare in guerra con Milano. È qui il primo dei numerosi colpi di scena inseriti dall’autore: un evento impronosticabile muta completamente le sorti del discorso del Gonfaloniere e Leonardo, da iniziale ospite disinteressato all’evento, si ritrova catapultato in una serie di investigazioni che lo allontanano da Firenze, all’inseguimento di un terribile sicario, pedina di una scacchiera dalle dimensioni inaspettatamente grandi.
Ecco la seconda sorpresa: la nuova fatica di Arnaù cambia completamente matrice e si distacca in modo assoluto da Le dieci chiavi di Leonardo. Se il primo capitolo è un thriller molto giallo, con un Leonardo tremendamente affascinante nelle vesti di uno Sherlock Holmes millequatrocentesco, qui ci si ritrova davanti a una suggestiva spy-story rinascimentale. La stessa caratterizzazione di Leonardo muta: da genio-inventore-investigatore molto logico, fedele a un processo deduttivo costruito su un infallibile algoritmo causa-effetto, il Da Vinci de L’Enigma di Leonardo è più “umano”. Il suo intervento, sebbene fondamentale e perentorio, appare più limitato, forse perché Leonardo è collocato all’interno di un contesto molto fisico e d’azione, quando il suo terreno di gioco preferito è la mente. Ma questo limite non deve essere letto come “confine”, anzi. È proprio il punto di forza di questo nuovo protagonista, che lascia ad altri la “maschera” di James Bond -nel senso stretto – preferendo quella di cittadino del mondo. Il Leonardo di Arnaù rifiuta di togliere la vita, amministra con enorme sapienza compassione e durezza, somministra fiducia con la stessa maestria con cui inventa costruzioni o dipinge quadri. Ad aiutarlo nell’investigazione ( e nell’impresa di lasciarsi caratterizzare in questo modo così particolare ) ci sono tutti gli altri personaggi che gli gravitano intorno e che sono tutt’altro che comprimari.
L’autore è chiaramente innamorato dei personaggi che crea, ma ha la lucidità e la bravura di donare loro l’epilogo giusto, scampando il rischio di lasciarsi attanagliare dalla passione e renderli poco funzionali. La ricercatezza e lo studio antecedente alla scrittura è ammirevole e dà ulteriore conferma della volontà di Arnaù di lasciare al lettore la storia migliore.
L’Enigma di Leonardo sembra seguire le tracce del suo predecessore. È un testo consapevole, fresco e coinvolgente: un thriller da non lasciarsi sfuggire.
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