I sette saperi: la teoria di Morin e il paradosso della separazione delle discipline
“Ogni conoscenza comporta in sé il rischio dell’errore e dell’illusione”, errore e illusione che sono nati contestualmente alla comparsa dell’homo sapiens su questo pianeta. E non lo hanno mai abbandonato. Il XX secolo ha avuto la presunzione di aver raggiunto una razionalità assoluta e indiscutibile. E proprio questa pretesa ha atrofizzato la capacità di analisi, di comprensione, di riflessione e di visione a lungo termine dell’essere umano.
La separazione delle discipline in compartimenti stagni ha consentito il progresso individuale di ciascuna di esse, ma ha limitato la conoscenza a livello globale, che è stata completamente decontestualizzata.
Perché quando si tratta di pensare non cerchiamo prima di tutto di imparare a pensare?
Allo stesso modo, nel cercare di comprendere il presente o il futuro, sarebbe opportuno che imparassimo i meccanismi della comprensione così da poter gestire il nostro procedere verso l’obiettivo che ci siamo posti.
La “conoscenza pertinente”, dunque, dovrebbe saper affrontare la realtà nella sua complessità. E il termine complesso – dal latino cum-plecto, ovvero tessuto insieme – spiega benissimo che il legame tra unicità e molteplicità è indissolubile. Un legame che non riusciamo più a vedere.
La mente deformata e plasmata dalle discipline perde la sua capacità di contestualizzare e di integrare i saperi nei loro insiemi naturali. E l’indebolimento della percezione del globale conduce, inevitabilmente, all’indebolimento della responsabilità sociale: ciascuno tende a essere responsabile soltanto del suo compito specializzato, nessuno è più capace di comprendere i legami naturali con l’altro.
Le unità complesse, come l’essere umano e la società, sono intrinsecamente multidimensionali. Ecco che l’educazione dovrebbe alimentare e promuovere “un’intelligenza generale” capace di comprendere e comunicare il complesso, di riferirsi al contesto in modo multidimensionale, di vivere il globale, di riscoprire il carattere ternario della condizione umana: individuo-società-specie.
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