Jordsjø – Salighet
Un piccolo capolavoro quello della formazione di Oslo, che si ispira a vecchi film horror, alla musica synth tedesca degli anni ‘70, al jazz norvegese, al folk svedese, ai romanzi fantasy e alla natura. Riescono a fondere il rock progressivo, suoni tradizionali e grandi melodie, rese incantevoli dalla presenza anche del mellotron e di fughe flautistiche di stampo neoclassico. La band è composta dal polistrumentista Håkon Oftung (The Chronicles of Father Robin, Ex-Tusmørke, Black Magic) e dal batterista Kristian Frøland, capaci di dare vita ad un tessuto musicale sognante che fa pensare alla scuola inglese di Canterbury ma, ovviamente, anche a gruppi nordici del calibro di Anekdoten, Kaipa ed Angladard. Sono sette le tracce, cantate rigorosamente in lingua madre, che compongono il lavoro: tra queste c’è sicuramente la title track, Ura e l’iniziale Sankeren, ovvero la summa del Jordsjø pensiero, focalizzato su vocalizzi ariosi, strumenti a fiato e digressioni folk. La canzone è un omaggio alla vita e a tutte le cose che si raccolgono durante il viaggio. Sankeren, che in norvegese significa appunto il raccoglitore, vive al di fuori della società, ma è pieno di conoscenza e ricchezza interiore. La musica si basa sulla storia, iniziando e finendo con lo stesso tema, mentre la frenetica parte centrale simula l’effetto del tè che serve ai visitatori, prima che si sveglino in una casa piena di artefatti di un’epoca sconosciuta. Dopo il successo del precedente Pastoralia, il disco si candida ad essere uno dei migliori dell’anno in ambito progressive.
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