Con la nuova pubblicazione, Caracciolo sale in cattedra e mette il punto alla sua tesi
Non una raccolta di racconti, né un’opera puramente saggistica: la seconda parte di Internet ha ucciso il Rock riparte da dove ci aveva lasciato, attraverso un ibrido squisitamente funzionale e adatto a diversi palati. Così lo scrittore Giancarlo Caracciolo mostra due modi opposti di concepire la musica: il suo consumo rapido sui servizi di streaming, tra software in grado di falsificare i dati e classifiche scalate a colpi di algoritmo, e l’ascolto lento su supporto fisico, con il quale si crea un legame che può cambiare il corso dell’esistenza. La domanda avanzata dall’autore è tra le più suggestive: in quanti, nell’era del tutto e subito, sono disposti a rinunciare alle comodità gratuite del web pur di salvare lo straordinario genere musicale del rock?
Il suo libro si apre con una citazione di Ben Mortimer: “La cultura è plasmata dalla tecnologia”? Quanto è d’accordo con questa affermazione?
Allo stato attuale delle cose mi trova d’accordo al 100%. E se a dirlo è uno a capo della Polydor, un’etichetta del gruppo Universal che ha prodotto gente come Billie Eilish e Lana Del Rey, la sua affermazione per me è ancora più inquietante.
Stiamo vivendo una febbre fatta di smaterializzazione della cultura, ma passerà. Sta già passando. Per dirtene una, in Svezia, un Paese sempre più all’avanguardia rispetto agli altri, tornano carta e penna nelle scuole a causa di «tecnologia dannosa e apprendimento in calo». Rapportando ciò alla musica, quella suonata con gli strumenti come il rock ma non solo, non può che essere concepita con dei calli sulle mani mentre stai sudando in un garage, senza climatizzatore. Questa è la vera esperienza creativa applicata ad un certo tipo di musica, e che ha reso il rock quello che è stato. L’affermazione di Ben Mortimer dice questo, e ha ragione.
Coerentemente con la cultura del Meta-verso, quanto la “realtà digitale” si discosta da quella reale?
Il metaverso potrebbe essere una grande opportunità ma anche una bolla, l’ennesima dopo quella sulle criptovalute. Non credo in una realtà dove si vive come e attraverso un avatar. Non possiamo permettere che questo accada ai nostri figli o ai nostri nipoti. Significa farli adattare ad un mondo che non esiste, per poi essere depressi e anestetizzati in quello reale. E poi ci sorprendiamo se per stare in questo mondo, ascoltano musica anestetizzata e priva di contenuti? Ecco perché musica vuota sta diventando la colonna sonora perfetta per un disagio di questa natura, soprattutto nelle periferie.
-Perché riproporre lavoro ibrido tra narrativa e saggistica?
Ho riproposto un ibrido tra narrativa e saggistica perché credo sia il modo migliore per spiegare come stanno determinate cose, che mi rendo conto non sono sempre semplici da argomentare. E poi non potevo scrivere solo un romanzo o solo un saggio, perché credo che il modo migliore per arrivare alla gente sia quello di non ammorbarla, ma di farla divertire. Le persone leggendo si devono emozionare, si devono sentire parte attiva della narrazione, è qualcosa e ho sempre cercato, prima di tutto per me stesso. E poi al primo giro ha funzionato bene, e funzionerà anche stavolta, forse anche di più, chi lo sa.
In cosa differisce la perla editoriale pubblicata cinque anni fa da questo nuovo lavoro?
Grazie per la “perla editoriale”. La differenza sostanziale sta in questo: se nel primo testo ho parlato del passato per comprendere bene cosa abbiamo smarrito, in questo testo parlo del passato per capire cosa poter andare a ripescare per migliorare il presente e il futuro della musica. Non mi riferisco soltanto a quella rock, ma è per capire come provare ad alzare in generale il livello medio di questa straordinaria forma d’ arte creativa, che sta vivendo un periodo, per dire, particolare da ormai troppi anni.
Se Internet ha ucciso il rock, volendo fare una nietzschiana provocazione, il rock è morto?
Più che morto direi che il rock è annichilito. Sta dormendo in una morte apparente, ma è una idea artistica, può risorgere, se accade quanto sviscerato in questo nuovo libro.
Oltre ai nomi storici, li fuori ci sono nuove band come Royal Blood, Fontaines DC, The Amazons, Greta Van Fleet, o più mature come Queens Of The Stone Age e Biffy Clyro, che però stanno suonando soltanto per una nicchia di appassionati, come me. E tu stai li a chiederti dei The Kolors o dei Maneskin, perché è quello che la bolla su internet ti vende come di tendenza. Capisci che il problema è profondo. In questo senso Internet Ha Ucciso Il Rock II è un perfetto mix di fiamme e kerosene. Pericoloso, ma dobbiamo metterci e sporcarci le mani, se vogliamo delle risposte reali, anche dolorose. Altrimenti lasciamo andare le cose come stanno, lasciamo correre via questo genere per sempre nei sentieri infiniti dei nostri ricordi, continuando a parlare dei soliti Rolling Stones e Guns N’ Roses.
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